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Veltroni attacca Tavecchio: “Calcio malato, ci si preoccupa di restare al potere”

"Siamo davanti alla più grande catastrofe sportiva italiana degli ultimi 60 anni"

Redazione ITASportPress

Walter Veltroni analizza il drammatico momento dell'Italia del calcio che si lecca le ferite dopo la tragedia sportiva coincisa con la mancata partecipazione a Russia 2018; ecco un estratto della sua lunga intervista rilasciata ai taccuini de La Stampa in cui, implicitamente, punta il dito contro il presidente federale Carlo Tavecchio: "Nella reazione emotiva degli italiani per il calcio c’è una dimensione ludica, che affonda le radici nell’infanzia. Le felicità ma anche i dolori dell’infanzia sono i più acuti. Per questo ho trovato molto felici le parole di Buffon: l’idea che i bambini italiani non possano vedere la loro Nazionale è una grande ingiustizia. Le parole di Buffon dimostrano una sensibilità che in quelle ore altri non hanno avuto. La caccia ai colpevoli non è la soluzione del problema. Siamo davanti alla più grande catastrofe sportiva italiana degli ultimi 60 anni, che non può essere scaricata solo sul commissario tecnico. A livello internazionale i risultati mancano da anni per i club. E per la Nazionale: le ultime due volte ai Mondiali siamo stati sbattuti fuori al primo turno, gli ultimi Europei li abbiamo vinti nel 1968. Non siamo più la grande potenza calcistica del passato. Per questo serve aprire una pagina nuova. Nel calcio i risultati non sono mai casuali. Ci sarà una ragione se oramai da anni facciamo fatica a trovare un giocatore capace di saltare l’uomo e se lo abbiamo, magari lo lasciamo in panchina. Il calcio italiano è malato perché la preoccupazione principale di chi è al potere è quella di restarci, pensando soprattutto al consenso 'elettorale' ben più che ai risultati sportivi. Manca un disegno complessivo e soluzioni ai tanti problemi. Ci vorrebbero le seconde squadre per far giocare i ragazzi italiani. Servirebbero stadi moderni e di proprietà dei club; incentivi per i vivai e i centri federali, sui quali si è impegnato Michele Uva. E ci vuole una proiezione internazionale. Il nostro mondo vive di emotività, da noi chi vince tre partite di seguito è un genio, ma chi ne perde tre è da cacciare. Se lo scorso anno all’Atalanta avessero adottato questo metro, Gasperini sarebbe stato esonerato, impedendogli di favorire la maturazione di diversi talenti. I successi calcistici della Spagna, della Germania e della Francia non sono casuali, sono l’effetto di una programmazione. Dimissioni? L’ultima volta Abete e Prandelli lo fecero subito, per molto meno. Sono contrario a fare di Ventura il capro espiatorio. Nella prima fase aveva fatto bene, ma dopo la partita con la Spagna si deve essere rotto qualcosa. Adesso è arrivato il momento di introdurre in FIGC personaggi capaci di incarnare valori come la competenza, l’autorevolezza e la terzietà rispetto ai poteri consolidati: penso a Del Piero, Maldini, Costacurta, Vialli, Tardelli, Cabrini, Buffon. Erede di Ventura? Abbiamo tanti allenatori bravi e preparati, ma credo che, per avviare un ciclo, il primo problema non sia l’allenatore: frugo nel passato e ricordo la figura di Artemio Franchi, che da presidente cambiò tutto e seppe impostare una politica per il calcio. Ecco quello che serve per tornare a vincere".