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Zola ricorda Maradona: “Un fratello maggiore. Sua morte un colpo troppo forte. Mi insegnava a calciare le punizioni…”

Zola (getty images)

"Maradona rimane un gigante, estremamente vitale per la mia carriera"

Redazione ITASportPress

Gianfranco Zola ricorda Diego Armando Maradona da cui ereditò la maglia numero 10 al Napoli. L'ex calciatore e allenatore ha rilasciato una lunga ed interessante intervista ai microfoni di Repubblica nella quale ha raccontato alcuni retroscena legati alla sua esperienza accanto al Pibe de Oro.

Zola: il ricordo di Diego

 Maradona (getty images)

"Diego è stato un fratello maggiore. Con me, ragazzino debuttante in A tra tanti campioni, è stato sempre molto disponibile", ha raccontato Zola. "Mi ha insegnato tanto e non lo scorderò mai. La scomparsa di Diego è stata un colpo molto forte. Sapevo di uno stile di vita al di sopra delle righe, ma mai avrei pensato che potesse morire. Mi ha colto impreparato, è come se fosse scomparso uno di casa. Siamo stati in gruppo al suo matrimonio in Argentina, l’abbiamo commentato come fosse stata la cerimonia di un parente strettissimo".

Nel racconto dell'ex calciatore sardo anche alcuni dettagli relativi agli allenamenti con Maradona: "Maradona rimane un gigante, estremamente vitale per la mia carriera: se non lo avessi incontrato sarei rimasto un buon calciatore. Ha esaltato le mie abilità potenziali. Conserverò la sua immagine in campo e da persona che andava oltre i limiti. Senza far mai male a nessuno se non a sé stesso". E ancora: "Dopo gli allenamenti, mettevamo le barriere per le punizioni: per lui, distanza e potenza da dare alla palla, erano dettagli. Mi spiegò come calibrare la traiettoria. Mi faceva calciare in porta mille volte dall’altezza della bandierina, quattro metri oltre la linea di fondo".

Sulle ultime volte che i due si sono incontrati: "Quando l'ho visto dopo Napoli? In campo per beneficenza, a Roma e a Manchester, una charity con Robbie Williams. Anche allora mi ha sfidato sulle punizioni: 'Sei migliorato, ma hai ancora da lavorare' mi disse. Ci siamo ritrovati alla festa per l’addio al calcio di Ciro al San Paolo. Non stava benissimo. Poi, l’ho sentito quando era a Dubai".

Infine, ancora sulla morte: "Ho visto e sentito di situazioni degradate nella sua casa. Preferisco non approfondire. Mi tengo l’esempio avuto in campo, la voce, l’umiltà, la forza e le sensazioni che mi ha dato".