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Acquistare il Catania è un vero affarone. Intanto, ciak Sigi…ra con un azionariato (troppo) diffuso

Catania i tifosi Getty Images

Quale modello gestionale per il club etneo?

Redazione ITASportPress

"Al Calcio Catania, che ha bisogno di tanta liquidità per non rimanere schiacciato dai debiti, serve un nuovo acquirente forte e ricco. Le squadre di calcio sono oggi assimilabili alle imprese tradizionali e il loro obiettivo primario non può più essere circoscritto alla dimensione sportiva, ma deve necessariamente comprendere l’equilibrio economico-finanziario di lungo termine.

LA SIGI E L'AZIONARIATO (TROPPO) DIFFUSO

"Ad oggi l’unico investitore che ha gettato la maschera dichiarandosi interessato al Calcio Catania è la Sigi Spa, ma tutto potrebbe succedere il giorno dell’apertura della procedura competitiva. Nonostante Maurizio Pellegrino e Fabio Pagliara stiano facendo di tutto per agganciare nuovi soci, gli inviti però stanno assumendo una proporzione numerica forse eccessiva pari a quella delle partecipazioni ad un matrimonio o ad un compleanno. Inoltre servirà presentare un piano industriale migliorativo rispetto a quello circolato in queste ore (arrivato anche alla nostra redazione) soprattutto per quanto riguarda le troppo ottimistiche previsioni di ricavi e il monte ingaggi non certo di un club ambizioso e di prima fascia.

CACCIA ALL'ELEFANTE

"Il Calcio Catania fa gola e rappresenta un investimento molto importante. E’ un prodotto che attira perché ha delle peculiarità specifiche: passione e senso di appartenenza degli spettatori e una struttura avveniristica come Torre del Grifo. Il Catania negli anni di Serie A ha acquisito tanta popolarità nel calcio mondiale e questa abbinata al grande senso di appartenenza del pubblico con la propria squadra, costituisce un binomio vincente e al contempo interessante. Inoltre i tifosi rossazzurri più che semplici spettatori sono anche risorse in quanto soggetti disposti a spendere per seguire e sostenere la propria squadra. Il loro amore per il Catania, infatti, ha permesso in passato al club di garantirsi dei ricavi costanti, mantenendo una condizione di equilibrio economico-finanziario anche in presenza di risultati sportivi di certo non esaltanti come quelli degli ultimi cinque anni. Oggi i tifosi del Catania sono dei veri e propri clienti di questa società, e come tali vanno monitorati, assecondando le loro esigenze e facendo tutto il possibile per sfruttarne il potenziale di spesa.

I RISCHI 

 Getty Images

"Chi succederà a Pulvirenti e alla Finaria non è ancora chiaro ma presto si saprà. Come rilevato, finora c’è solo la Sigi Spa. Chissà però che si potrebbe muovere in silenzio un fondo d’investimento, uno di quelli che sta tentando di entrare nel mondo del pallone ormai da mesi. Investire nel calcio non è più una novità per i fondi che, negli ultimi anni, hanno fatto affari soprattutto in Premier League. Puntare su un club storico come il Catania potendo contare anche su Torre del Grifo sarebbe un grandissimo affare. Chissà che non vi sia qualcosa di veritiero in quello che esce fuori da palazzi sempre ben informati. La Sigi Spa punta su un modello basato sull’azionariato (troppo) diffuso che prevede la gestione del club con i soldi di diversi imprenditori. Una esperienza che ha solo un precedente nel mondo del calcio di alto livello: il Lecce. Gli azionisti sono spinti dall’emotività e dalla passione verso il club, e dunque l’aspetto sportivo viene prima di quello finanziario. Il problema di questo tipo di organizzazione risiede nel rischio che i continui cambiamenti riguardanti le scelte societarie e tecniche possono portare a modifiche degli indirizzi strategici se non proprio ad una potenziale eccessiva conflittualità.

MECENATISMO PASSATO DI MODA

"Oggi il vecchio modello gestionale, con un uomo solo al comando. è passato di moda. Nel calcio professionistico in cui un club è detenuto da un unico proprietario, ricco e potente, che gestisce la società in maniera diretta, sta scomparendo. Il soggetto in passato metteva a disposizione del club grandi fonti finanziarie senza curarsi di eccesivi deficit in quanto lo scopo primario era l’ottenimento di successi sportivi. Inter e Milan sono state gestite con logiche mecenatistiche da Massimo Moratti e Silvio Berlusconi, le nuove proprietà hanno dovuto ricostruire i club dal punto di vista aziendale. La Juventus si è mossa con lungimiranza, pur partendo dalle ceneri di Calciopoli, ma è frenata nel suo sviluppo dal contesto. Insomma questo sistema di mecenatismo dei Rozzi, Massimino e Anconetani, ha avuto sempre grandi rischi data la totale dipendenza dagli apporti del magnate e oggi ancora di più alla luce della crisi post Covid-19.

QUALE MODELLO DI GESTIONE SOCIETARIA MIGLIORE PER IL CATANIA?  

"Sicuramente un fondo di investimento come Elliott (che controlla il Milan) capace di investire in un asset svalutato per farlo crescere potrebbe essere una bella opportunità per la risalita del Catania in Serie A.  Oppure un bel colosso orientale come Suning dell’Inter. Oppure i ricchissimi patron americani Rocco Commisso (Fiorentina), Joey Saputo (Bologna), Thomas Friedkin (intenzionato a prelevare la Roma dal connazionale Pallotta prima dello stop). Oppure i petrodollari che hanno fatto ricche Manchester City e Paris Saint-Germain. Questa si che sarebbe aria nuova per il Calcio Catania. Il business che si è creato attorno al calcio permette di poterlo considerare un settore economico a tutti gli effetti, alla pari di quelli considerati tradizionali. Inutile dire che la credibilità e la storia personale (fatta di trasparenza, serietà e onestà) dei soggetti che entreranno nella prossima cabina di regia del club di via Magenta, dovrà essere considerata un punto fondamentale.

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