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CATANIA, cambiando l’ordine degli addendi, il risultato è lo stesso

Giornata degli sprechi, giornata delle verità. L'attacco del Catania è a corto di proiettili. Chiunque siano gli interpreti, non si riesce più a colpire.

Veronica Celi

"È la dura legge del gol, fai un gran bel gioco però..." se non segni, rischi di darla vinta agli avversari. Tanto per parafrasare uno dei ritornelli più noti di Max Pezzali, adattandolo all'attuale situazione del Catania in campo. Perché contro il Monopoli l'estenuante possesso palla dei rossazzurri non è bastato per agguantare successo e posti in classifica.

Tanto palleggio, tanto movimento a centrocampo, ma poche finalizzazioni. Succede così che mentre la difesa regge, merito anche dell'imprecisione avversaria e dell'accortezza delle retrovie etnee, l'attacco si inceppa. Costante che permane già da due gare, e contribuisce alla messa in pericolo di risultati e performance. Contro gli uomini di Tangorra solite sovrapposizioni sulle fasce, con l'intento di sveltire la manovre, destabilizzare gli equilibri degli sfidanti, ed entrare in area. Peccato che però manchi la trovata vincente. Piovono assist da destra e sinistra. Garufo e Nunzella non si risparmiano. Russotto e Falcone creano spazi a colpi di dribbling e incursioni. Anche Agazzi, in regia al posto dello squalificato Musacci, tenta inserimenti offensivi in rapidità non indifferenti. Eppure la palla non va a rete. Neanche dopo il cambio di modulo nel secondo tempo. Neanche coi colpi di testa di Plasmati, o con i tiri dalla distanza di Calderini. Qualsiasi soluzione ci si inventi, l'esito non varia.

Capitolo Calil. Il brasiliano, capocannoniere rossazzurro dai 9 gol realizzati finora, non riesce ad essere determinante come nella maggior parte dei casi. Sfrutta palloni capitatigli tra i piedi, cross calibrati, cogliendo l'attimo a dovere. Poi il black out. Almeno contro i pugliesi. Si vede sporadicamente dalle parti di Pisseri, e quando lo fa manca di incisività, mix di mira, potenza, capacità di spiazzare l'avversario con idee inedite... Insomma, qualità che disertano nel momento in cui il numero 9 calcia il rigore che avrebbe potuto regalare il vantaggio definitivo ai suoi. Penalty fallito. E tre punti sfumati. Merito delle chiusure difensive di massa dei gabbiani. Conseguenza di incertezze e sprechi, opera della formazione allestita da Pancaro.

Interpreti diversi. Copione identico. Risalita alla volta della salvezza, lontano dai playout, stentata. Per riprendere quota? Tagliare lo 0 della casella "gol fatti", e ricominciare a far girare il contatore, con un occhio al reparto arretrato, e alla sua invulnerabilità, manna dal cielo ma precaria. Equilibrio: la prossima tappa, obbligata, urgente, raggiungibile solo se ci si "sbilancia" in avanti. Una via alternativa, forse percorsa a inizio campionato, fatta di chiavi tattiche differenti, e stesse pedine. Cambiare per tornare alle origini. Per evitare che prestazioni all'altezza si rivelino comunque insufficienti, pur rimanendo un punto di partenza da non sottovalutare.

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