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Esclusiva

Catania, Carra: “Vi spiego nostro segreto societario. Non siamo la Juve della B perchè…”

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Il dg del Catania ha parlato ai microfoni di Itasportpress

Redazione ITASportPress

Il direttore generale del Catania Luca Carra ha parlato ai microfoni di Itasportpress.it dei progetti societari per rilanciare il club etneo dopo i disastri del recente passato.

Qual è il momento in cui il Catania è entrato nella sua vita?

"Nella seconda metà di giugno c'è stato il primo contatto. Mi ha chiamato Dante Scibilia che conoscevo da tempo sin da quando lui era direttore generale a Venezia e io amministratore del Parma in Serie D. Abbiamo fatto un percorso simile perchè lui è arrivato in B con i lagunari ed io in A col Parma. Dopo mi ha fatto chiamare da Vincenzo Grella che comunque conoscevo dai tempi di Parma"

Che ambiente ha trovato?

"Entusiasmo incredibile e una grande voglia di ripartire in tutti gli ambienti. Quando mi dicono che a Catania esiste la Patrona S. Agata e il Catania, senza voler essere blasfemo, è tutto vero. Qui tutti vivono il calcio in maniera incredibile"

Tanta esperienza alle spalle ma a Catania cosa l’ha impressionata ?

"Catania l'ho conosciuta poco per il tanto lavoro che mi tiene per molto tempo in ufficio. Mi ha impressionato molto questo entusiasmo e il fatto che tutti hanno a cuore il Catania calcio"

Nel calcio italiano i ricavi da botteghino continuano a scendere, ma le entrate dipendono anche dallo spettacolo che offri. Cosa farete per avere il sold out al Massimino? 

"Cercheremo di fare una politica, relativamente alla campagna abbonamenti, che agevoli le persone a venire allo stadio. I numeri si possono fare in Serie D anche se il livello tecnico non è come quello delle categorie superiori. A Parma abbiamo fatto 10.080 abbonamenti, Palermo ne ha venduti 10.440 che sono numeri più alti di più della metà di squadre di Serie A. Ci auspichiamo di battere questo record"

Tifosi e addetti ai lavori dicono che quest’anno al Catania si respira un’aria diversa. Ci racconta un vostro segreto?

"Non ci sono segreti particolari. Io ho avuto una buona impressione della proprietà e del vice presidente che in questo momento la rappresenta ed ho accettato l'incarico. Ho visto che si possono fare le cose per bene rimanendo trasparenti senza fare dichiarazioni altisonanti. L'annuncio deve arrivare solo dopo che si è concluso l'iter. Questo è il segreto per essere apprezzati come società e per aumentare la nostra credibilità"

Il calcio è spesso approssimazione, si va per intuizioni, per genialate. Qual è quella del Catania di questo nuovo corso?

"No le genialate le lasciamo ai calciatori in campo. Per quanto riguarda la programmazione della società la genialata se arriva ben venga. E' importante però avere obiettivi chiari e  cercare di raggiungerli"

Quali sono stati i parametri per la scelta di un giocatore?

"In primis l'uomo, una persona seria e un bravo ragazzo che abbia la voglia di venire a Catania e sapere che qui non si passeggia la domenica. I calciatori devono dare tutto perchè c'è un obiettivo chiaro che è la promozione. La qualità della squadra è ottima e sono stati scelti giocatori anche di categorie superiori e loro sanno che devono dare il 100% per vincere il campionato"

Tanti big alla corte di Ferraro, ma qual è l’acquisto che la intriga di più?

"Lodi non lo scopro io, ma mi piacerebbe che un giovane potesse mettersi in luce con la maglia del Catania e fare la differenza"

Chi parte in pole nella sua griglia per la promozione?

"E' stato detto che il Catania è la Juventus della Serie B ma io prendo le distanze da queste dichiarazioni perchè partire così da favoriti ha un grande rischio che è quello di sedersi sugli allori. Ci sono altre squadre che hanno allestito buoni organici come il Trapani, il Lamezia e l'Acireale. Ogni partita sarà decisiva"

Quando si arriva all’ultima giornata per ottenere la promozione chi soffre di più il dirigente o il tifoso?

"Io a Parma ho sofferto sia da dirigente che da tifoso. Lavorando per un club di calcio poi alla fine diventi anche un tifoso e a San Cataldo ho sofferto. Non riesco a scindere le due cose"

Il calcio è cambiato ma la conservazione del sistema di un tempo, del calcio della gente, non va snaturato. Bisogna restare legati al territorio. Il calcio a Catania ha attratto e si fa sostenere da capitali esteri. Che segnale è per il sud?

"Sta succedendo in tutta Italia e molte squadre sono passate in mano a proprietà straniere. Se investono con intelligenza sono utili per il sud come per altri parti d'Italia"

Si identifica come un manager al quale si applica la delega per essere garante di un preciso sistema di governance?

"No io sono un manager che si adatta alla piazza visto che la ricetta non è sempre la stessa. Bisogna essere capaci di capire l'ambiente. Una squadra di calcio non è solo un gruppo di undici giocatori che vanno in campo, ma bisogna saper esprimere anche dei valori per una città intera"

A Parma era l’uomo delle decisioni importanti ed è stato l’artefice del rilancio del club. A Catania c'è un gruppo di lavoro. Come si fa a decidere con tante teste?

"In questo momento ognuno fa il proprio lavoro e rispetta quello degli altri. Non c'è nessuna difficoltà dunque a prendere decisioni importanti"

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