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CATANIA, cause e conseguenze della metamorfosi offensiva

Catania timido in attacco, diverso da quello sfacciato d'inizio stagione. Cambiano le giocate, cambia l'atteggiamento. Incrementare il numero di gol per migliorare la classifica.

Redazione ITASportPress

Cambio d’abito offensivo per il Catania. Non solo per quanto riguarda i neoarrivati Lupoli, Gulin, passando per Bombagi e Felleca. Sono soprattutto le prestazioni del settore avanzato rossazzurro ad aver subito una rilevante metamorfosi, rispetto alle origini.

Al di là dei pronostici che davano gli etnei per spacciati, nelle prime otto giornate la squadra di Pancaro sbanca in casa e in trasferta, azzerando la penalità e rivelando doti inattese per una formazione assembrata in breve tempo e ancora in fase di rodaggio. Sono 14 le reti realizzate (quasi due a gara), incrementate dal 4-2 contro l’Ischia, dallo schiacciante 4-1 ai danni del Catanzaro, e dal rocambolesco 3-2 casalingo al cospetto del Martina Franca. Exploit poi affievolitosi gradualmente. La ridotta produttività dell’attacco siciliano si manifesta negli 0-0 con Messina e Foggia all’andata, Andria e Monopoli al ritorno. Le casuali goleade contro Melfi e Paganese, vista la mancata continuità, appaiono evanescenti. Stentata, invece, la vittoria col Matera (2-1).

Cos’è successo? Una rivoluzione. Se ad inizio campionato si assiste a giocate rapide, passaggi filtranti, scambi sulle fasce, guizzi vincenti e manovre fluide, oggi la situazione è completamente diversa. Si fatica ad entrare in area avversaria. Si temporeggia troppo al limite, optando infine per retropassaggi o verticalizzazioni sterili. Tante le palle perse. E i calci piazzati sprecati. La trasferta ad Ischia è emblematica. Schemi su punizione facilmente intercettabili dagli sfidanti. Corner sfumati. Lentezza che, in genere, ha limitato le scorribande rossazzurre, macchinose e prive di finalizzazioni concrete. Insomma, la verve offensiva degli etnei ha subito un drastico ridimensionamento. I giocatori, però, restano gli stessi.

Al centro del tridente prende posto il solito Calil, autore di ben 10 reti, capocannoniere del Catania. Attaccante di posizione, il brasiliano rende più se servito sottoporta, o quando messo in condizione. Se cross e suggerimenti si perdono in fraseggi inutili, mancano anche i gol. Falcone e Calderini ai lati fruttano meno nelle ultime uscite, nonostante in due contino 3 assist e 5 reti. Assente Russotto, al secondo infortunio stagionale, toccasana in avanti. Plasmati non rende come previsto. Due marcature non rispecchiano la pericolosità del lucano, soprattutto di testa. Perso Di Grazia, abile nei traversoni, ma già trascinatore dell’Akragas, a quota 2.

Le ragioni della trasformazione? Il calo fisico è evidente. Sono diminuiti corsa e rapidità. Ci si lascia riprendere più facilmente. Ridotta la proporzione di idee e visione di gioco. La ripetizione dello stesso copione pesa poiché prevedibile. Carattere e aggressività, inoltre, hanno lasciato spazio a leziosità, non ancora classificabile come autentica arrendevolezza. Il rischio, però, è che accada. I neoacquisti potranno risvegliare gli animi in attacco? Sarà il tempo a constatarlo. Servirebbe intanto resettare il Catania e riportarlo allo stato di qualche mese fa. Tornare indietro, dunque, per proseguire in classifica.

C13

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