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CATANIA, con Plasmati ricomincia la saga dei ritorni…in penombra

Veronica Celi

Torna Plasmati. In campo, però, si vede poco, almeno finora. L'attaccante del Catania rientra nella lista dei ritorni di spessore, ma defilati.

Ci sono ritorni che lasciano il segno. Altri anomali. Altri ancora auspicati. E poi ci sono ritorni inaspettati. Piombano all’improvviso, col solito carico di buoni propositi, e spiazzano se non rendono come dovrebbero, o non ne hanno la possibilità. Come quello di Gianvito Plasmati al Catania. Il classe ’83 approda nuovamente alle pendici dell’Etna con l’intento di far la differenza. Dall’alto delle sue molteplici esperienze, positive e negative, avrebbe potuto trascinare la squadra, spronare il settore avanzato, andare a segno con più frequenza. Così non è stato, almeno finora. Leader mancato, siede in panchina da inizio stagione, salvo scendere in campo in 7 occasioni e siglare il gol del pareggio contro l’Akragas al ‘Massimino’. Eppure non gli manca il guizzo offensivo facile.

Emblematica l’esperienza al Taranto dal gennaio del 2008. L’attaccante lucano sigla 8 gol in 17 gare, dimostrando di essere un portento sottoporta. Frequenti le doppiette. Tanto da ripetersi anche in Serie A con la maglia dell’Atalanta (5 reti), risultando decisivo sull’esito di match, come quello contro il Palermo (2-2). Lo stesso fa in forza alla Nocerina anni dopo tra i cadetti, nonostante mantenga bassa la percentuale di marcature realizzate (3). Poi il Varese, il Vicenza, il Lanciano, e il Siena. Il fallimento del club toscano, però, fa sì che il giocatore resti svincolato. Arriva dunque l’opportunità di assaporare campionati diversi da quello italiano: la League One con il Leyton Orient. In forza alla compagine londinese va a segno appena due volte in 14 partite. Infortuni di varia entità rallentano il cammino di Plasmati, fuori pista a lungo tra un’avventura e un’altra.

Intanto ha accumulato abbastanza maturità per poter dire la sua dignitosamente. Solo che in casa rossazzurra ha parlato poco, e quando ha aperto bocca non ha inciso come in passato. La società etnea lo acquista nel 2006, prima di girarlo al Crotone. Torna e debutta in Catania-Roma 0-2. Ma la consacrazione vera e propria avviene con Zenga in panchina. Plasmati trafigge due big: prima l’Inter, poi la Juventus, svettando di testa, come suo solito. Centravanti di carattere e dalla spiccata ironia, contro il Torino si abbassa i pantaloncini in area, mentre Mascara trasforma la punizione valida per il momentaneo 2-1. Ennesimo rientro in Sicilia nel 2010. Serve assist, regala ai suoi la qualificazione ai quarti di finale di Coppa Italia. Insomma, nonostante le poche apparizioni (non va oltre le 13), si rivela determinante al punto giusto, ogni qualvolta chiamato in causa.

Ciò non è ancora successo in maniera significativa in Lega Pro, al terzo rimpatrio a Catania. In verità, la storia insegna che gran parte dei ritorni ha costantemente rappresentato un flop. Lodi nel 2014, ad esempio: scarica l’arma delle punizioni, e non riesce ad evitare la retrocessione. O Morimoto, non più risolutivo come durante il primo anno in A. Martinho, causa acciacchi fisici in B si vede pochissimo. Maxi Lopez, cade nell’anonimato dopo esser tornato nel 2013. E Plasmati? Finora sembra confermare le statistiche. Ma c’è ancora un intero girone di ritorno da giocare, e, in caso di permanenza, ha tutte le carte in regola per rimpolpare il piatto della bilancia povero, anche se non troppo, di ritorni suggestivi.