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I colpevoli

Catania escluso dalla C: “Cronaca di una morte annunciata” vero Ghirelli?

Ghirelli presidente Lega Pro

Il Catania escluso ed è tempo di dire le scomode verità

Redazione ITASportPress

"Il Catania è ancora in vita” titolava stamani il quotidiano “La Sicilia”; “Il Catania è nel caos” più prudentemente “La Gazzetta dello sport”. Il Catania invece è morto. “Cronaca di una morte annunciata” è quindi il nostro titolo forzato stasera.

La caccia al colpevole cui oggi, presumiamo, si dedicheranno un po’ tutti, è iniziata ma ci limitiamo a passare in rassegna tutti gli annunciatori, che oggi farebbero bene a tacere e che,  anziché “signorine buonasera” chiameremo per ovvi motivi “signorini buonanotte” o peggio “signorini buonamorte”!

1 - Al primo posto il presidente della Lega C, Francesco Ghirelli che oggi ha subito espresso cordoglio, rammarico, sdegno, preoccupazione ...

Motivazione: perché anziché abbandonarsi a tanta banalità oggi non si è esposto meno ieri, quando sorseggiava un caffè a Roma con l’amico defilato Fabio Pagliara o si compiaceva sulle tribune del Massimino del rinato  (effimero) entusiasmo del pubblico catanese; poi ha ammesso che la Sigi ha beneficiato delle norme Covid a giugno scorso per iscrivere il Catania dopo la colletta dei tifosi. Dove stavi Ghirelli? Perchè non sei intervento prima?

Perché non ha fatto nulla nei giorni scorsi prendendo subito il primo aereo per Catania direzione Tribunale per spiegare al Presidente, già alle prime notizie di stampa che ne facevano il nome o almeno dopo il famigerato bando, chi fosse in realtà il signor M.... E sfidiamo chiunque a dire che tutto questo non rientra nelle competenze di un presidente di Lega il quale se, a differenza di un bambino qualunque capace di navigare su Google, non conosce il passato del romano signor M o, ancor prima, di un altro “disturbatore disturbato seriale” come il “trapanese”  P (per non fare pubblicità non mettiamo il cognome esteso come per M), farebbe bene a cambiare mestiere. Così come dovrebbe cambiare mestiere un presidente di Lega che non riesce a tenere fuori dal suo mondo tutti questi lestofanti, come fanno in altri paesi calcisticamente più evoluti, adottando strumenti e misure preventive adeguate.

2 - Al secondo posto la Sigi.

Motivazione: perché compra dal Tribunale con garanzie evidentemente non granitiche; annuncia un progetto nuovo, rivoluzionario, basato su impianti, giovani, serietà, concretezza; “tratta” malissimo per cedere tutto a Tacopina quando comincia a capire che tra il dire e il fare...; poi preferisce andare avanti, non si capisce bene perché, per poi essere umiliata dal proprio collegio sindacale, non da un fornitore qualunque, che ne chiede il fallimento allo stesso Tribunale che gli aveva consegnato uno dei beni più preziosi e amati dalla Città.

Catania escluso dalla C: “Cronaca di una morte annunciata” vero Ghirelli?- immagine 2

3 - Al terzo posto la classe imprenditoriale catanese e siciliana, che esiste eccome se esiste. 

Motivazione: perché nei salotti buoni si lamenta tanto della perduta serie A, annuncia  sempre che è pronta a fare la sua parte se c’è un progetto nuovo, non partecipa al presunto progetto nuovo, poi  si compiace di non essere al secondo posto con i presunti nuovi progettisti, non partecipa all’asta “perché “500.000 euro sono troppi” e “i debiti altrui non li voglio” “ormai è troppo tardi  anche se il Catania me lo regalano” “non voglio fare la fine di Pulvirenti “; elevando anzi mantenendo inconsapevolmente quest’ultimo sul gradino più elevato della storia del calcio isolano essendo innegabile che Pulvirenti, pur commettendo errori ampiamente ammessi e che sta pagando a caro prezzo personale, è stato con Franza l’unico imprenditore siciliano capace di finanziare, portare e mantenere in serie A una squadra siciliana; e questo lo scriviamo per obiettività e onestà intellettuale a costo di confermare le mai sopite teorie di chi è convinto da sempre della vicinanza di questa testata al suddetto Pulvirenti. Ben felici comunque di non essere mai stati tacciati di amicizia e vicinanza a chi da ultimo il Catania lo ha portato non certo in serie A o alle porte d’Europa ma direttamente all’inferno! 

Dimissioni - Chiudiamo, con infinita tristezza, sperando solo che questa morte annunciata sia presto seguita da nuova vita e, con grande ottimismo, che qualcuno si dimetta, anche se non ha alcuna colpa. Perché  è bene sottolinearlo viviamo in un Paese in cui nessuno ha colpe, nessuno si dimette. Non si dimette chi ancora una volta lascia le giovani generazioni senza mondiali di calcio per altri quattro anni, lamentandosi poi che i giovani non seguono il calcio come prima; non si dimette chi doveva fare le riforme prima, non le ha fatte e tenta di farle dopo che il danno è fatto; non si dimette chi ha avuto incarichi per realizzare progetti inutili di cui non si sa  nulla tranne che sono inutili, visti i risultati. E chi si dimette, tipo il presidente della Lega A, viene sostituto da un politico prestato al calcio, perché oggi la politica ai tempi del Covid deve sopperire con enormi risorse economiche al fallimento di chi, nonostante il Covid, ha continuato a spendere più di prima nonostante i minori incassi. Preferendolo a manager provenienti dal calcio, da prestare al calcio nazionale, nell’interesse generale del calcio, come Marotta, Carnevali, per citare i più bravi del momento, come accadeva quando Galliani presiedeva la Lega e le cose andavano sicuramente meglio.  Per cui, ripetiamo, per evitare l’inutile caccia oggi qualcuno ai piedi dell’Etna, anche se incolpevole,  si dovrebbe dimettere. Almeno così Catania si distinguerebbe  dal resto del Paese facendo l’unica cosa buona in una vicenda marcia.

Amen 

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