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CATANIA, gennaio da sempre crocevia di top e flop. E quest’anno?

La storia insegna che non sempre il Catania ha sfruttato adeguatamente il mercato invernale. Alcuni innesti hanno infranto le aspettative. Altri, brillato.

Veronica Celi

Gennaio è il mese adatto per aggiustare la mira. Il mercato invernale offre l’opportunità di cedere chi non ha reso abbastanza, e di accaparrarsi, invece, le prestazioni di chi potrebbe accelerare la risalita del Catania, e migliorarne manovre e mentalità. Quando l’intento trova conferme, allora tagliare traguardi prefissati diventa un gioco da ragazzi. E in passato il club etneo ha spesso fatto tesoro di giovani emergenti o giocatori esperti, poi diventati ingranaggi fondamentali della grande macchina rossazzurra in Serie A, ad esempio.

Nel 2008 l’arrivo di Silvestre ha rigenerato il settore difensivo. L’argentino sfoggia fisicità e velocità, tanto da conquistare maglia da titolare e fascia da capitano. Bravo a tenere il pallone fra i piedi, anche dal punto di vista tattico si rivela funzionale al raggiungimento della salvezza, agguantata all’ultima giornata contro la Roma al “Massimino” (1-1). Tra i colpacci del secolo, l’acquisto di Maxi Lopez nel 2010, e quello di Lodi un anno dopo. L’argentino in sole 17 partite agguanta la doppia cifra: con 11 gol, infatti, permette ai siciliani di scongiurare il pericolo retrocessione anticipatamente rispetto a quanto successo nel corso delle prime due stagioni in massima serie. Il trequartista campano, invece, passa alla storia per le punizioni pennellate. Decisivo nel match contro il Lecce: firma una doppietta che concede ai suoi la possibilità di scavalcare i salentini. Riacciuffa la Juventus (2-2) a Torino, facendo sì che i rossazzurri non restino impelagati in fondo al baratro. Altro valore aggiunto: Bergessio. Basta un girone di ritorno per dimostrare quanto sottoporta in pochi hanno scampo. Nel gennaio del 2012 è la volta di Carrizo. Interviene salvando il risultato in frequenti occasioni. Segue con attenzione tutte le fasi del gioco. Consente agli etnei di sognare l’Europa, battendo record su record.

Capita, però, di fallire l’obiettivo. E di pescare innesti che mal si incastrano con le ambizioni della squadra. Aspettative crollate nel caso di Potenza. Approdato ai piedi dell’Etna nel 2009, con l’intenzione di consolidare la retroguardia. Pare insidioso anche in attacco: va a segno contro la Reggina, così come Capuano. A differenza del napoletano - poi eletto tra i trascinatori della compagine etnea fino in B -, il terzino resta in posizione defilata, tanto da accomodarsi in panchina, anche a causa di assidui infortuni. Ulteriori flop: Seymour ed Ebagua nel 2012. Il primo realizza una sola rete in sporadiche occasioni. Il secondo conta tre apparizioni da subentrato nei minuti finali. Tra chi non ha pesato sulle sorti del Catania, Çani. Nel 2013 torna in Italia dopo cinque anni, ma tra le fila rossazzurre non eccelle. Lo stesso vale per Rinaudo nel 2014. Punto fisso nell’undici prima di Maran, poi di Pellegrino, non può nulla di fronte all’inesorabile discesa agli inferi della B. A proposito dei cadetti. Nel gennaio del 2015 tanti i calciatori giunti in prestito in Sicilia. Discrete le loro performance. Gillet in porta ostenta sicurezza. Mazzotta sulla fascia sinistra assicura percussioni in rapidità. Ceccarelli e Schiavi solidità in difesa. Sciaudone movimento a centrocampo. Maniero un pizzico di pepe in più in area avversaria. Il che non è determinante, però, in ottica play-off. A maggior ragione, visto il salto indietro, destinazione Lega Pro, a seguito dello scandalo “I treni del gol”.

Chiaro che l’avverarsi di propositi passi dai nuovi arrivi. Nessun errore è, dunque, concesso. Occorre puntare il bersaglio, facendo centro, per non vanificare sforzi economici e morali. Per evitare che anche il più piccolo dei passi falsi, faccia male al Catania.

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