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Catania, il fantasma del Natale passato illumina il futuro rossazzurro

Catania, il fantasma del Natale passato illumina il futuro rossazzurro - immagine 1
La rubrica sul calcio a Catania curata da Luca Allegra

Redazione ITASportPress

Catania, il fantasma del Natale passato illumina il futuro rossazzurro- immagine 2

IL CAFFE' SCORRETTO DI LUCA ALLEGRA

Alla stregua di un regalo di Natale fuori stagione con lo stupore che ne sta conseguendo è piombato sul tavolo del comune etneo il dono di una manifestazione di interesse di alta vaglia per rilevare il titolo di D di prossima assegnazione alla città di Catania, dopo il funesto fallimento della società nella scorsa stagione.

L’appalesarsi al capezzale etneo del gruppo australiano Pelligra leader del real estate che con la maestosità del suo fatturato monstre ormai da alcune ore fa andare in brodo di giuggiole migliaia di appassionati, nasce dalla moral suasion di Joe Tacopina che, vedi un po’ le combinazioni, Itasportpress aveva immortalato in un cliccattissimo video in cui lo stesso, maglia rossazzurra indosso, aveva augurato buone nuove per i tifosi catanesi in occasione delle imminenti festività natalizie.

E gli auguri non sono rimasti meramente formali.

Dopotutto il buon Joe è rimasto affezionato all’ambiente sin dai tempi del suo mancato approdo alle falde dell’Etna, di cui molto a sproposito era stato scritto all’epoca ed un sensibile contributo alla società l’aveva offerto anche tramite l’elargizione di non pochi fondi, di fatto a fondo perduto, alla precedente proprietà nel corso del penultimo campionato.

L’avvocato statunitense aveva lasciato la Sicilia con la promessa di spendersi per veicolare un sentiment allettante su una prospettiva di investimento su Catania.

Ed è quel che ha fatto ponendo le condizioni per quella che può rappresentare una svolta storica in termini economici, progettuali, manageriali.

Non fu tenera la città con Tacopina quando l’uomo d’affari la lasciò con l’amara consapevolezza di un passaggio di proprietà non concretizzabile per oggettive ragioni economiche. Non mancarono attacchi sconsiderati, j’accuse scomposti, strali al curaro che con l’acuminatezza dell’invettiva debordarono in un’autentica campagna d’odio. Ci furono quanti rinfacciarono gli arancini golosamente consumati dal pur palestrato Joe come una promessa tradita, coloro che lo invitarono a restituire l’elefantino di cui fu inizialmente omaggiato dal sindaco Pogliese allorquando sfumó l’acquisizione della società. Nè furono risparmiate ironie sulla storia del pianoforte che l’avvocato d’affari amava fosse suonato a Torre del Grifo, dopo averne richiesto ivi l’allocamento, per i pochi momenti di relax nei giorni delle sue lunghe permanenze a Catania sulle sudate carte dei libri contabili etnei tentando di far quadrare conti che non sarebbero mai quadrati 

E non certamente per sua carenza di volontà.

L’umoralità della piazza delusa non fu però solo spontanea.

Venne bensì alimentata dai soliti avvelenatori di pozzi che dietro al microfono brandito come un mitra non si peritarono di avventarsi con autentiche contumelie scagliate come pietre contro l’avvocato newyorkese tacciato di avere prima sedotto e quindi abbandonato la piazza.

Accuse proferite con la sicumera degli ignoranti e la protervia arrogante dei capipopolo, senza sprezzo della vergogna, con la disinvoltura di vellicare le viscere di una popolazione troppo facilmente propensa ad abboccare agli incantatori di serpenti, agli interessati seduttori di folle, ai fautori di jacquerie mediatiche innescate per spudorate ricerche d’audience od intessute per tornacontistiche campagne interessate.

Tempo addietro uno di questi operatori dell’informazione, di cui tacerò il nome per amore di pace, mi telefonó dopo che avevo vergato un post sui social in cui manifestavo dubbi sulla compagine Sigi auspicando un rapido passaggio di quote a Tacopina.

Tra ammiccamenti e distinguo costui mi magnificava la consistenza della precedente proprietà e la sua munificenza a fronte della riferita cialtroneria dell’investitore americano.

Oggi anche il suddetto, insieme ai suoi degni compari che inquinano parte dell’informazione eccellendo solo nel character assassination, starà sforzandosi di rifarsi l’ennesima verginità tentando di far dimenticare - teniamo non sarà difficile- nequizie, disonestà intellettuale ed incompetenza.

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Tacopina ha pertanto onorato la promessa elargita alla città e va ringraziato per questo.

Adesso tocca solo all’amministrazione etnea assegnare il titolo all’unica proposta dallo standing atto alla bisogna, mettendo di canto, semmai ce ne fossero stati, calcoli e ragionamenti di foggia diversa e privilegiando senza indugi la consistenza - anzi l’imponenza- economica e la dettagliata progettualità del gruppo australiano rispetto alle altre proposte. Nessun tentennamento potrà emergere nei fautori della cosa pubblica, alcun ragionamento “altro” ,in alcun modo, potrebbe diversamente prevalere.

Di alcun tipo.

Abbiamo letto le ovvietà trascritte sui social dal primo cittadino (sospeso) di Catania Salvo Pogliese, gli consigliamo di suggerire al sindaco facente funzioni Bonaccorsi di consegnare immantinente il titolo al gruppo australiano di Pelligra consentendo così all’ex vice di bearsi dei flash dei fotografi e di sollazzarsi con qualche microfono amico sotto la bocca lesto a raccogliere le lapalissiane considerazioni che seguiranno all’assegnazione.

Perché, ne siamo certi come che domani sorgerà il sole, non mancheranno i soliti amici degli amici pronti a profondersi in elogi sperticati per la giunta ed i suoi rappresentanti per quella che è di fatto che è la decisione più facile del mondo.

Compatiamo costoro alla continua ricerca dell’ennesimo accreditamento 

I tifosi, quelli veri, invece non intendono attendere tempi inutili

Saluti australiani

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