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Catania, il pallone del condottiero è sempre più gonfio

Catania, il pallone del condottiero è sempre più gonfio - immagine 1

La rubrica sul Calcio Catania curata da Luca Allegra

Redazione ITASportPress

IL CAFFE' SCORRETTO DI LUCA ALLEGRA

Catania, il pallone del condottiero è sempre più gonfio- immagine 2

Qualche settimana fa impazzavano sul web- ricondivise in loop sui social- le frasi di mister Baldini che, nel fare gli auguri per le appena trascorse festività natalizie e di fine anno alla città, prometteva con toni tonitruanti di lottare come un leone per la maglia e la squadra garantendo con pervicacia il suo impegno e giurando solennemente di non mollare.

La circostanza mi ha dato l’opportunità di riflettere su quanto la comunità degli sportivi etnei sia storicamente ben disposta verso gli allenatori- condottieri, i capipopolo che si pongono alla guida della piazza con proclami littori, frasi ad effetto, declamazioni roboanti.

Il tutto spesso prescindendo dalle effettive capacità del tecnico di turno.

Per converso l’ambiente manifesta insofferenza nei confronti di guide miti, riflessive, dall’approccio ponderato e dalle tonalità verbali sussurrate, come se costoro non detenessero il quid, la verve necessaria per condurre lancia in resta la squadra alla vittoria.

L’attuale mister del Catania rientra a buon diritto tra i masanielli di cui sopra: posa guerriera in panchina, dichiarazioni shock nel post partita, insomma quel che si dice un uomo forte a tutto tondo.

Approccio questo che gli ha arrecato non pochi consensi in un contesto, anche giornalistico, che non scorge le modeste capacità di un allenatore dalla carriera carente e dalle conoscenze tecniche approssimative che tra gli operatori di calcio non viene considerato certo uno stratega di vaglia.

Gli stessi addetti della carta stampata, forse per assecondare gli umori della piazza o per usuale predisposizione servizievole, ne hanno fatto una sorta di icona dimentichi dei tanti errori commessi, dei plurimi punti persi e delle molteplici occasioni mancate per un roster che ha viaggiato sino ad oggi molto al di sotto delle sue potenzialità.

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Qualche anno addietro rammento il compagno Cristano Lucarelli, altro livello beninteso rispetto all’attuale guida, ma che riscosse consensi e plausi più per essere un comiziante infervorato che per una raffinatezza tattica oggettivamente non detenuta.

Parte della piazza gongolava per le uscite populistiche, per i toni da Che Guevara, più che per quanto riuscisse a produrre sul campo: spesso un calcio scolastico e speculativo con una rosa comunque ricca di individualità ed alternative.

Ed anche in quel frangente si sprecarono fiumi di servile inchiostro in una celebrazione spesso sovrabbondante e mielosa.

E lo scrive chi comunque ne deteneva e ne detiene non poca stima.

Non è difficile, al contrario, rammentare ottimi allenatori che pagarono un’impostazione dialogante e non preda dei furori della retorica.

Penso a Marco Giampaolo che oltre 10 anni addietro occupò la panchina etnea dopo essere stato cercato dalla Juventus per la rinascita post Calciopoli e che il tifo respinse in toto non comprendendone sottili ragionamenti, tattica sofisticata ed esposizioni dimesse.

Eppure era ritenuto universalmente un fuoriclasse della panchina - qualcuno lo additava quale il nuovo Arrigo Sacchi -ma anche gli editorialisti delle nostre parti od i cantori delle radio maramaldeggiarono sulla sua persona senza sconti e molto oltre i propri demeriti.

Per tornare ad anni più recenti il messinese Pino Rigoli , con il suo periodare monocorde inframmezzato da una prosa intessuta da una pronuncia localistica, venne svillaneggiato oltremisura, pagando con il licenziamento che ne seguì, anche le colpe di una modalità di porsi con l’ambiente perpetrata in punta di piedi.

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Che a Catania siano adoratii "dittatori" della panchina è una verità ineluttabile.

Che questo possa dipendere dalla storia secolare di una città usa storicamente a ricevere nell’antichità le più diverse dominazioni non è difficile evincerlo.

Senza volere fare i sociologi d’accatto esiste di certo uno stato di sofferenza economica cittadina generale che induce spesso molti a pensare che le ricette pronte del padrone di turno possano essere risolutive per lo stato di difficoltà sociale in cui la città versa: pensiamo alle promesse degli imbonitori della politica che hanno gioco facile a raccattare consensi con ragionamenti semplici o promesse a buon mercato.

Che questo si riverberi nel calcio con la propensione verso i conducator, i generalissimi più abili con la favella retorica che sul campo mi pare consequenziale.

L’auspicio è che l’agognato nuovo corso del Catania successivo al fallimento possa passare da un abbandono dello stato d’eccezione - anche sulla spesso scomoda panchina etnea - per privilegiare professionisti che sul campo si distinguano per concetti e contenuti più che per quella magniloquenza intrisa di pomposa e vacua solennità delle asserzioni post partita.

L’utopia è che la piazza possa amarli

Saluti normali (e non retorici)

 

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