L'opinione

Catania, il pull factor per sceicchi e il deserto dei Tartari

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Il punto di vista di Luca Allegra

Redazione ITASportPress

La rubrica sul Catania curata da Luca Allegra

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Non ci sono buone nuove all’orizzonte per il futuro del calcio a Catania. 

E se gli inguaribili ottimisti ad un tanto al chilo propalano notiziole non verificate su paventati interessamenti che starebbero profilandosi all’orizzonte per una rinascita del movimento pallonaro, la realtà è purtroppo ben diversa.

“Niente di nuovo sul fronte occidentale” come direbbe Erich Maria Remarque: nulla di significativo, solo timidi sondaggi di cui vi renderemo edotti per una piazza che, lo scriviamo da tempo, ha perduto appeal ed attrattiva con il conseguente rischio di un’emarginazione dal calcio che conta che rischia di divenire strutturale.

Gruppo estero 

Abbiamo avuta notizia di un sondaggio effettivo da parte di un gruppo europeo che per il tramite di un intermediario avrebbe chiesto informazioni manifestando l’intenzione di provare un’operazione di rifondazione. Il tutto appoggiandosi ad un imprenditore del territorio.

Sono stati predisposti taluni prospetti ed un abbozzo di piano di sviluppo ma le prospettive di business non appaiono quelle sperate e pertanto sussiste più di un dubbio sul buon esito della ricognizione di cui parlasi

Imprenditoria locale 

Sul versante isolano c’è un deserto assoluto. Non crediamo affatto che una forza locale, atta alla bisogna si intende che gli avventurieri non mancano mai, rileverà il titolo. Abbiamo chiesto, provveduto a fare qualche verifica, interloquito con taluni rappresentanti del mondo dell’intrapresa locale ma alla fine della fiera chi avrebbe lo standing per un’operazione di rilancio non ha la minima intenzione di pianificare alcunché. Quanti invece potrebbero porre in essere un tentativo solo in un’ottica di joint venture non sembrano animati dalla capacità - o forse dalla volontà- di aggregare forze. Siamo la terra dell’individualismo dopotutto e l’efficacia delle cordate l’abbiamo tristemente sperimentata di recente.

Animati da puro velleitarismo taluni ragionamenti messi sul tappeto da operatori dalla liquidità non confacente e dalla progettualità confusa ed illusoria: si rischia di passare, qualora gli stessi si concretassero, dalla padella della Sigi alla brace di signori nessuno dall’inesistente capacità progettuale.

Commentare l’avanzata idea dell’azionariato popolare strombazzata sulle pagine del quotidiano locale ci appare superfluo: è una boutade senza possibilità alcuna di approdo e chi sostiene il contrario -narcisismo di taluni promotori a parte che amano, more solito, specchiarsi nella loro inconsistenza - mente sapendo di mentire 

I conti economici 

Anche chi scrive vuol fare mea culpa per alcune riflessioni elaborate in passato: credevamo in buona fede che l’abbattimento debitorio effetto del fallimento e della rimozione del feticcio della matricola, avrebbe attirato investitori allettati dal calore di una piazza meridionale.

Erravamo per troppo ottimismo, per una lettura superficiale dei numeri, per l’intervenuto cambiamento degli equilibri geopolitici e per una sopravvalutazione della profittabilità del centro sportivo. Può davvero rendere in modo significativo la voce incassi ?

Le ultime medie dicono cose diverse. Anche un match importante come il derby con il Palermo in questa stagione ha garantito un incasso di poco superiore ai 90.000 euro a riprova di una capacità di generare risorse dal pubblico pagante palesemente sovradimensionata stante una media di spettatori che negli ultimi due difficili anni è stata molto limitata e poco stimolante per potenziali interessamenti. Ed anche i ben più ambiziosi anni della serie C pulvirentiana - play off a parte - non hanno generato adunate ciclopiche.

Palese come la narrazione di certi trombettieri del web ligi a reiterare la storiella del pubblico oceanico quale pull factor per sceicchi e gruppi industriali equivalga a poco più di un’inconsistente, ancorché fastidiosa nella sua reiterazione, flatulenza.

Occorrerebbero, per andare al sodo senza infingimenti di sorta, non meno di due milioni di euro per una D de luxe ed un po’ meno del quadruplo per una terza serie con ambizioni.

Chi sarebbe disposto ad anticipare somme siffatte senza un ritorno reale prima di 24 mesi confidando cioè in un molto arduo doppio salto in B unica categoria da cui iniziare a racimolare un qualche utile?

Il nodo Torre del Grifo

Non occorre il genio della lampada per sapere quanto un centro sportivo profittevole possa essere ritenuto asset centrale per una società di calcio al fine di varare un business plan solido e credibile. Basterebbe soffermarsi sui benchmark di mercato per acquisire ferma consapevolezza della circostanza.

Il nodo di Torre del Grifo sta tutto nel suo gigantismo: nel suo essere stato realizzato con criteri tradizionali superati rispetto alle logiche ESG dominanti oggi e con un tasso energivoro smisuratamente sovrabbondante specie nei tempi attuali condizionati da oscillazioni del prezzo degli idrocarburi destinati a gravare, molto e per molto tempo, sulle casse del complesso.

Itasportpress in un precedente approfondimento aveva già rimarcato con dati e numeri la questione in oggetto chiosando criticamente la narrazione secondo cui Tdg rappresenti un potenziale produttore di profitto con progressione geometrica.

La realtà è tutt’altra: la struttura di via Magenta oggi non è sostenibile specie in una fase di riprogrammazione. Persino i populisti dei social che lisciano il pelo ad ogni piè sospinto ai tifosi meno avveduti hanno dovuto fare marcia indietro di fronte all’evidenza e ricondurre il dibattito, con un’inversione ad U repentina e trasformista, degna del miglior Fregoli.

Leggiamo proclami di orgoglio etneo di influencer di quart’ordine dalla nulla coerenza, ascoltiamo improvvisati operatori dell’informazione sbandierare vacuo senso di appartenenza per accrescere l’audience delle povere trasmissioncine confezionate sul nulla, scorgiamo nel dibattito cittadino le elucubrazioni meditabonde dei maggiorenti etnei avvolti nelle loro camicie inamidate che dispensano pillole di saggezza al volgo in religioso e speranzoso silenzio.

Osserviamo attoniti questo dibattito surreale che si svolge sotto gli occhi di un’amministrazione comunale silente, inconcludente ed in totale disfacimento: la peggiore delle condizioni possibili per una riprogrammazione solida.

L’hybris etnea, quella che negli anni ha fatto credere acriticamente al catanese di essere al centro del mondo, sta per sgretolarsi inesorabilmente dinanzi all’amara constatazione di una centralità perduta

È molto duro ammetterlo, ma scriverlo è un gesto di lealtà per chi legge

Per non abboccare, ancora una volta, alle fandonie di nuovi imbonitori 

Saluti derelitti