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CATANIA, la difesa è bella… ma balla

Dati e valutazioni sulla difesa del Catania a una giornata dalla fine del girone d'andata. Si oscilla tra crolli e riprese. Ma certe costanti sopravvivono.

Veronica Celi

Ci si avvicina al giro di boa. Alla fine del girone d’andata manca soltanto una gara. Per il Catania si tratta della trasferta ad Andria. Ma tirare alcune somme, forse azzardate dato che manca ancora metà campionato al verdetto finale, è già possibile. Anche perché permane una costante: gli alti e i bassi della difesa rossazzurra. Il match contro la Paganese ha svelato tutti i pregi della retroguardia etnea. Nessun errore determinante. Disattenzione con le valigie in mano. Assoluta lucidità. Ma in sedici partite non sempre è stato questo il copione recitato dagli interpreti scesi in campo.

Sono 18 le reti subite. Di certo, il Catania non conta il miglior settore arretrato della Lega Pro. E’ traforabile tanto in casa quanto fuori. Metà dei gol è stata incassata al “Massimino”. L’altra metà lontano dalle mura amiche. Statistiche equilibrate, almeno sotto questo punto di vista. Se si pensa, infatti, alle prestazioni, l’altalena inizia a dondolare. La squadra di Pancaro è reduce da un periodo in cui nelle retrovie ha regnato il caos assoluto. Quei meccanismi collaudati giornata dopo giornata sembrano essersi inceppati. Eppure i giocatori sono gli stessi. Sta di fatto che la concentrazione tende a calare. Spesso si perdono gli avversari con facilità. Se questi attaccano in velocità, la difesa soffre, non riesce a recuperare terreno, o a intervenire in maniera efficace. La forma mentale, così come quella fisica, gioca un ruolo fondamentale. E se si perde compattezza e ordine, la frittata è fatta. Perché a quel punto si protegge una zona, lasciando scoperte le altre e permettendo agli sfidanti di aggredire meglio e entrare in area. Fenomeno che gran parte delle volte si manifesta sulle fasce. Fori che bisogna tappare con più frequenza. Sono, infatti, poche le gare finite a reti inviolate ma coi contorni di vittorie, vedi Matera (0-1) e Paganese (3-0). Ultimamente troppo abituali le frane crollate addosso agli etnei, come contro il Benevento (1-3) o il Melfi (3-3).

Oltre alle ombre, che possono far paura, ci sono spiragli di luce che brillano più forte degli aspetti negativi. Soprattutto dopo la performance contro gli azzurrostellati. Posizioni mantenute con meticolosità. Scivolate e chiusure incisive, che favoriscono le ripartenze. Palloni recuperati. Sono alcune delle peculiarità dei difensori rossazzurri in modalità on. Pelagatti e Bergamelli al centro sono ormai delle certezze. Idem i terzini Nunzella e Garufo. Il primo è titolare da inizio stagione. Il secondo si contende una maglia con Parisi. Ma entrambi ai lati assicurano percussioni offensive e assist prelibati. Saltano l’uomo, e, di rientro, possono fermare ostiche incursioni a destra e sinistra. Raddoppiare le marcature quando in difficoltà, poi, è un must della formazione etnea. Entrano così in gioco anche i centrocampisti, che in alcuni casi si disinteressano della fase di copertura, ma che quando contribuiscono rendono più del dovuto. Retroguardia solida – seppur a intermittenza – che contro le “big” del Girone C ha retto a sufficienza. Gli 0-0 con Cosenza, Lecce, Messina e Foggia sono emblematici. Cinque delle reti, inoltre, nascono da calci di rigore. Le rimanenti, da svarioni occasionali, palloni non spazzati a dovere, indecisioni dei portieri, per la media di circaun gol a partita.

Il risultato? Poca stabilità nello spettacolo difensivo rossazzurro. Dopo la prova offerta contro la compagine originaria di Pagani, le aspettative sono nuovamente alte. Bisognerebbe fermare il tempo e riproporre quanto di buono fatto anche al rientro dalla pausa natalizia. Evitare che la difesa “ballerina” faccia ulteriori passi falsi, e trasformarla in una fortezza più massiccia. 

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