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Cambio di rotta

Catania, quando il giornalista “scomodo” diventa bersaglio e “cucca”

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Dopo la dolorosa vicenda rossazzurra una cosa è certa: la rivoluzione del giornalismo sportivo catanese deve cominciare

Redazione ITASportPress

E’ sempre forte il dolore dei tifosi quando l'amato club fallisce e riparte dai dilettanti. E' accaduto in passato a tanti club blasonati come il Napoli, la Fiorentina e il Parma e purtroppo adesso anche al Catania. Il popolo rossazzurro in una occasione ha provato questa sofferenza, esattamente nel 1993 quando fu escluso dal calcio professionistico, ma mai come in questa stagione terrificante. Ma soprattutto il dolore immenso della settimana scorsa non ha precedenti ed è per questo che i tifosi stanno soffrendo parecchio per la fine del glorioso Catania, club tutto passione e amore per la maglia.

AMORE RUBATO - E’ stata azzerata una storia di successi conseguiti sul campo come quello degli spareggi dell’83 all’Olimpico di Roma per andare in A o lo spareggio salvezza di Bologna nel 2007, 2-0 al Chievo, dell'1-1 sulla Roma con gol all'85’ di Martinez che valse la salvezza, del 3-1 sull’Inter del Triplete. Il Catania in passato è caduto ma si è subito rialzato ed è risorto dalle proprie ceneri, ma la situazione attuale è assai complicata e il futuro, come ha detto ai microfoni di Itasportopress l’avv. Grassani, non è roseo. Bisogna che arrivi un gruppo o un investitore serio e ricco per evitare un'altra caduta terribile visto che i problemi finanziari sul cammino dell’Elefante hanno spazzato via tutto, compreso il settore giovanile.

LA VERITA' - Abbiamo scritto nei giorni scorsi chi sono responsabili della scomparsa del Calcio a Catania, ma adesso è giusto far tesoro degli errori e non ripeterli. Concetto che vale per tutte le componenti che ruotano attorno al Catania, specie chi racconta i fatti ogni giorno in tv, radio o web.  Il tifoso del Catania deve avere una guida e fidarsi dove vedere e leggere. La nostra testata "Itasportpress", che racconta i fatti del Calcio Catania dal 30 aprile 2008,  ha subìto tanti attacchi per non aver perdonato nulla alla SIGI sin dall'inizio e poi al signor M. Quando il gioco si fa duro pur rischiando di non salire sul carro del vincitore, ci abbiamo messo la faccia e oggi possiamo dirlo di averci visto giusto. Abbiamo capito chi erano i personaggi della SIGI e non ci siamo uniti a loro lo scorso 23 luglio 2020 per una foto con il sorriso, dichiarazioni roboanti e ignobili sciarpate sotto il Tribunale. Sul signor M era tutto chiaro sin dall’inizio. Avevamo il dovere di dirlo e spiegarlo ai tifosi rossazzurri.

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LE CUCCHE - Non apparteniamo a quella distorsione diffusa in certo giornalismo che, da 'cane da guardia' è diventato 'cane da compagnia’. Noi prendiamo le distanze da quella informazione appiattita, non coraggiosa, preconfezionata. Il rischio di chi racconta fatti e misfatti calcistici del Catania è quello di essere considerato fazioso, perché è ascoltato da tifosi, che si irritano con chi narra brutte vicende che coinvolgono i colori amati e i loro idoli. E a Catania questi giornalisti che criticano l'allenatore, l'attaccante che non segna o il difensore poco attento, vengono accusati di essere"cucche", ovvero volere il male della squadra. In futuro bisognerà avere il coraggio nell’incalzare, proporre domande scomode e sacrificare uno scoop o la ricerca della verità a fronte di un contatto positivo, un’amicizia di un dirigente, di un allenatore o di un calciatore rossazzurro. E' sbagliato costruire questo rapporto fiduciario nei confronti di personaggi che appartengono al mondo Catania. 

IL FUTURO - Itasportpress ai futuri investitori e dirigenti del Catania - qualsiasi essi siano – farà le pulci. Il giornalismo deve essere "scomodo" anche se a Catania chi fa questo passa appunto per “cucca”.  Dopo tutto quello che è successo al Catania, abbiamo tanta voglia di continuare a lavorare scomodamente, perché la comodità è una trappola per un cronista. La nostra autorevolezza ci porterà sempre ad essere un interlocutore privilegiato dai dirigenti e dai calciatori del nuovo Catania ma senza compromessi. Purtroppo l’avvento dei social ha letteralmente distrutto il giornalismo come lo conoscevamo e in termini generali è venuta meno la qualità. 

RIVOLUZIONE - A Catania si va alla ricerca del sensazionalismo a tutti i costi, il voler battere la concorrenza per arrivare prima degli altri. La tendenza principale, purtroppo, è invece diventata quella di spettacolarizzare la notizia per cercare il consenso del pubblico e degli haters. A Catania da qualche anno va di moda il giornalista capopopolo che va in diretta sul web raccontando quello che piace alla gente per un like in più. O quello che va in tribuna stampa con la sciarpa rossazzurra al collo per dimostrare che ama più degli altri colleghi il Catania. Quello che urla più forte degli altri colleghi quando segna il Catania. La figura del 'giornalista tifoso' in tribuna stampa, come accaduto in diversi stadi d'Italia, può causare reazioni, comunque intollerabili, da parte della tifoseria opposta. I giornalisti devono porsi con imparzialità per deontologia professionale e come logica conseguenza del loro lavoro svolto. Da questa dolorosa vicenda rossazzurra una cosa è certa: la rivoluzione (e la rivisitazione) del giornalismo sportivo catanese deve cominciare.  

 

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