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Catania, segnali di grande bluff all’orizzonte. Ecco il modello per rinascere

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Il piano di rilancio del club etneo ha una sola strada vincente

Redazione ITASportPress

La corsa contro il tempo per dare alla città di Catania una squadra di calcio è già cominciata. Dopo le ultime speranze sfumate di mantenere il Catania Calcio in serie C con l’acquisizione della società fallita lo scorso 22 dicembre, ora nella provincia etnea si lavora per ripartire dai Dilettanti. I tifosi che hanno scongiurato e pianto la fine del Catania Calcio celebrando il suo funerale solo la scorsa settimana a Torre del Grifo, salutando la squadra, ora stanno cercando di capire qual è il progetto migliore per riportare nei tempi più brevi possibili la squadra nelle serie professionistiche.

BLUFF - Il toto-nomi è iniziato, ma per il momento è un grande bluff. Perchè chi si è interessato al Catania, è lo stesso personaggio che non si è messo in discussione pochi giorni fa quando il club è finito all’asta. Non crediamo che per costruire un Catania vincente in Serie D servano meno soldi di rilevarlo in C. Ecco perchè dei vari imprenditori che stanno timidamente affacciandosi adesso a Palazzo degli Elefanti, che sono gli stessi di pochi giorni fa, noi non diamo e non daremo credito. Non significa che, giusto per fare un esempio, i Gaucci, i Russo Morosoli di turno, non debbano fare calcio, ma sicuramente non possono far rinascere il Catania perchè l’hanno ucciso ieri non volendo investire. Macerie fumanti, danno enorme che può essere quantificato in 4 o 5 anni di investimenti. Inoltre si è persa una generazione di ragazzi, quelli dai 12 ai 14 anni che non saranno protagonisti del Catania del futuro visto che quando avranno 15 anni non potranno più giocare nei campionati nazionali. Se tra questi ragazzi c’è il Maradona di turno, il Calcio Catania l’ha perso. 

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MODELLO VINCENTE -La rinascita del club passa attraverso i tifosi dei gruppi organizzati che devono sposare e avallare il progetto dei nuovi proprietari, ma soprattutto passa attraverso la politica. Oggi gli amministratori comunali devono predisporre un bando che vada verso una direzione ben precisa ovvero non attirare chi racconta la storia migliore nel suo piano industriale, ma va predisposto uno statuto che impedisca lo sbarco dei soliti imprenditori-pirati. Una carta o un vero statuto che tenga legati i soci-imprenditori atto a impedire speculazioni e che qualcuno possa lucrare sull’attività sportiva. Un modello di gestione dunque basato su procedure di controllo e sul principio di delega, che affiderà al management operativo la gestione day-by-day del club. Uno strumento che disciplinerà la vita della società etnea. Solo questo è il modello vincente per rilanciare il calcio a Catania. Non servono dunque i business plan con giostre e parchi allo stadio “Angelo Massimino”, ma un modello diverso visto che Catania ha già dimostrato di non essere attrattiva verso una classe imprenditoriale ben precisa. Serve un taglio drastico con il passato, con la consapevolezza che il fallimento del Catania Calcio non è stato soltanto il fallimento di un club, ma di un intero modello che ha mostrato tutti i suoi limiti. Mentre con il nuovo progetto il Catania rinascerà da una nuova categoria, dai Dilettanti, e sarà pronto a scrivere una nuova bella storia.

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