Il rilancio

Catania, te la do io l’America

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A Catania un investitore estero non tifoso può gestire il club come un’azienda e fare business?

Redazione ITASportPress

Nel calcio di oggi a Catania si può fare business? Non parliamo di plusvalenze sui cartellini (come avveniva alcuni anni fa alle pendici dell’Etna) o di dubbie operazioni di mercato italiane o internazionali, ma di valorizzazione di una società con una lunga storia che oggi dopo il fallimento è un’azienda da rilanciare. Catania non è un top club che partecipa alle coppe come Inter, Juventus e Milan, ma è un sodalizio che dopo aver vissuto oltre otto anni di tormenti, con fallimenti e sofferte rinascite, non riesce a ripartire con un progetto serio. Nessuno è riuscito a fare impresa negli ultimi anni e il club non è riuscito a catturare l’interesse di investitori stranieri nonostante il fascino dell’Etna, di Torre del Grifo, del porto, dell’aeroporto, che c’entrano fino a un certo punto. 

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TE LA DO IO L'AMERICA - Il Catania che ripartirà dalla Serie D finora è poco appetibile sia ai fondi d’investimento stranieri, sia a imprenditori e finanzieri del Belpaese. Fino a qualche anno fa, erano i cinesi ad avere un occhio di riguardo per le società italiane, con a ruota gli sceicchi arabi che hanno investito in Francia e in Inghilterra. Oggi la scena è dominata da fondi americani e uomini d’affari a stelle e strisce. Giusto rimarcare, senza volerci dilungare troppo, che il boom straniero è iniziato dopo il 2011 visto che in precedenza tutti i proprietari di Serie A erano italiani. Addirittura, prima di iniziare un lento declino sia sportivo che economico, Milan e Inter erano riuscite ad affermarsi in Coppa Campioni. In poco tempo la Serie A ha cambiato pelle e oggi la maggioranza dei club ha proprietà straniere. Ha iniziato la Roma, poi in ordine alfabetico il cambiamento ha riguardato: Atalanta, Bologna, Fiorentina, Genoa, Inter, Milan, Spezia e Venezia. Anche in cadetteria e in Serie C ci sono squadre con proprietà straniera, come Como, Cesena, Parma, Pisa, Ascoli, Spal, Padova e Triestina.

CATANIA "GATTOPARDIANO" -  Tutti questi club hanno cambiato il proprio modello di business mettendo in campo dei veri manager e nuove competenze. Il Catania nel momento in cui avveniva questa rivoluzione non ha mutato il proprio percorso rispetto al passato ed ha mantenuto lo stesso progetto storico di gestione del tipo padronale con un proprietario al comando padre-padrone. I fondi esteri, e in particolare quelli statunitensi, non comparano solo il pallone, ma investono nello stadio, nelle nuove strutture di allenamento, nel settore giovanile e in altri settori prima inesplorati. Fondi e imprenditori potrebbero portare a Catania un nuovo modo di intendere il business del calcio, con nuove managerialità e nuove competenze, seguendo percorsi diversi rispetto al passato alle pendici del vulcano? Al momento la risposta è no.

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IL FRENO - A Catania il settore pubblico non è quasi mai riuscito a decollare essendo troppo condizionato dalla burocrazia e da altri freni. Pensate ai lavori di restyling dello Stadio "Angelo Massimino" annunciati lo scorso anno con i tempi di intervento che si sono dilatati a dismisura tanto che la futura squadra rossazzurra potrebbe iniziare a giocare a Nesima il campionato di Serie D. L’amministrazione comunale, o quella che è rimasta in attività a Palazzo degli Elefanti, dopo la sospensione del sindaco Salvo Pogliese, è ai minimi termini. L'assessore allo Sport, Sergio Parisi è il porta bandiera della vicenda Catania ed ha aperto il dialogo con la Figc di Roma. In questo momento ci vorrebbe la presenza forte delle istituzioni catanesi visto che si riparte da zero e chi sarà il nuovo investitore sicuramente dovrà trovare una corsia preferenziale per sviluppare il progetto di business che potrebbe passare dalle infrastrutture portando anche in futuro all’utilizzo dello stadio a livello plurifunzionale come da qualche anno stanno facendo in Italia e come fanno da decenni in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Molti investitori stranieri di norma delegano la gestione del club ad un personaggio di spicco della città come già avvenuto in altre piazze anche italiane. A Catania si avverte l’assenza di un manager di grande respiro e visibilità internazionale. Bisogna convincersi che il club che nascerà potrà davvero diventare una miniera d’oro, se gestito in modo efficace e moderno. Questa è l'unica certezza per riportare in Serie A il Catania entro 5 anni.