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Catania, Terlizzi: “Tra argentini e italiani ci fu spaccatura. L’orologio perso con l’Inter…”

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L'ex difensore rossazzurro ha parlato di alcune vicende all'interno dello spogliatoio

Redazione ITASportPress

L'ex difensore del Catania Christian Terlizzi ha parlato della sua ex squadra ai microfoni de IlPosticipo.it. "Da Palermo a Catania ci sono andato perché c’erano Baldini e Atzori con cui avevo condiviso momenti importanti a Palermo. Nessuno mi ha fatto pesare il mio passato. Battere l’Inter di Mourinho per 3-1 è stato speciale, non dimentico le vittorie con Milan e Juve. Il direttore Pietro Lo Monaco ha costruito belle squadre. Il mio ultimo Catania aveva un'anima argentina. Al mio arrivo c’era solo Mariano Izco, quando sono andato via erano in 15 considerando lo staff tecnico formato da Diego Simeone, German Burgos e Oscar Ortega.

E sulla coppia Simeone-Burgos?

Era strana. Ortega faceva il lavoro principale. Simeone si occupava del campo, dava indicazioni, puntava sull’aggressività e sull’agonismo. Lavorava già molto sulla parte difensiva. Per quanto riguarda il gioco, ci lasciava liberi di fare quello che volevamo. Burgos era il guardaspalle per via della sua stazza. Rideva e scherzava. Fumava e suonava in una band. Nella sua ha affrontato un tumore con coraggio ed ironia.

Ricorda una bella serata passata a Simeone e al suo staff?

Penso a qualche cena per festeggiare le vittorie. Dopo la salvezza purtroppo c’è stata una spaccatura nella squadra. I calciatori argentini erano 15 e organizzavano le cose tra di loro, noi italiani facevamo la stessa cosa di riflesso. Questa cosa ha portato il Catania a passare da quel sogno a questi anni bui. Sono andato via per questo motivo. Il direttore Lo Monaco mi aveva proposto di restare, ma ho preferito partire. Non c’era più l’ambiente di prima, era diventato pesante. La società non ha ribadito che italiani e argentini facevano parte dello stesso gruppo. La situazione è durata per altri due anni, poi la tensione è scoppiata.

Che cosa ricorda del 3-1 contro Mourinho invece? 

Ci ho rimesso un orologio. Prima della gara avevo promesso a Dario Marcolin che glielo avrei regalato se fosse arrivata una vittoria con l’Inter. Ricordo una festa pazzesca negli spogliatoi, il presidente Antonino Pulvirenti era scatenato. Ho regalato a Marcolin quello che gli avevo promesso. Sono stato di parola.

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