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Focus Serie C – Stop campionato ha svuotato casse club. Quantificate le perdite

Serie C pallone (Getty Images)

Il coronavirus ha costretto il calcio alla ripresa a porte chiuse

Redazione ITASportPress

"La pandemia di Covid-19 è arrivata come un fulmine a ciel sereno a sferrare un altro duro colpo alla nostra già traballante economia. Come tutti i settori, spesso interconnessi tra di loro, il calcio ha già iniziato a farne le spese e la sensazione è che la situazione di austerità potrà trascinarsi per qualche anno. Oltre ai problemi nell’appoggio economico dei presidenti e delle sponsorizzazioni, il coronavirus ha costretto ovviamente il calcio alla ripresa a porte chiuse, con conseguenti ulteriori perdite derivanti dai mancati incassi al botteghino.

 Stadio 'Massimino'

"STADI CHIUSI - Per quanto riguarda la Serie A e la Serie B la biglietteria rappresenta una voce non totalmente imprescindibile nelle entrate del bilancio, soprattutto se rapportato all’incasso dei diritti televisivi. In Serie C, invece, il bacino di utenza allo stadio rappresenta una parte più importante nella copertura delle spese, soprattutto presso le grandi piazze. Un club di Serie C ha un budget che oscilla tra i 2 milioni e mezzo/3 milioni a stagione – per le medio-piccole – e i circa 5 milioni a stagione per le medio-grandi. La quota complessiva dei diritti tv di Serie C TV (ospitata sulla piattaforma Eleven Sports) è di circa 1.2 milioni, da dividere per 60 club, quindi in media circa 20mila euro all’anno a squadra. Di conseguenza i diritti tv della Serie C risultano sostanzialmente indifferenti nel calcolo del bilancio e diventa più importante attrarre i tifosi allo stadio, un elemento che è venuto a mancare nel finale di stagione e mancherà ovviamente anche nei playoff e nei playout.

"Anche per quanto riguarda gli incassi al botteghino, le cifre ovviamente sono variabili da squadra a squadra: le piazze più grandi incassano complessivamente una media di 50-60mila euro a partita, quelle più tendenti alla fascia media si assestano sui 30-40mila euro a partita. In questa situazione, paradossalmente, a uscirne meglio da questo punto di vista sono le piazze più piccole, quelle che registreranno perdite molto meno significative per via degli stadi chiusi, ma che avranno comunque meno attrattiva per sponsor e investitori negli anni a venire, visto il ridotto bacino d’utenza.

"Considerato che quest’anno ogni squadra di Serie C ha rinunciato a 5-6 partite casalinghe della regular season nei gironi A e B, e a 4 partite interne nel girone C, le perdite medie si sono registrate già nell’ordine dei 200-300mila euro, circa il 10% del budget annuale delle squadre di fascia media. A queste perdite, ovviamente, si dovranno aggiungere quelle dei playoff, che sarebbero stati disputati quasi certamente con stadi pieni. Non solo, ma le società dovranno risarcire gli abbonati per la mancata disputa delle ultime partite casalinghe, o in alternativa scontare di circa un terzo la quota di abbonamenti della prossima stagione.

"SOLO DANNI - L’importanza di questo mancato afflusso di denaro si riesce a comprendere sia nel quadro più generale, nel quale la Serie C da anni rappresenta una categoria insostenibile, ma anche nel quadro più specifico di alcuni fattori fondamentali. La stima grossolana sulle perdite registrate al botteghino non è lontana dalla cifra percepita, a fine stagione, dai club che decidono sistematicamente di schierare 3 under in formazione per ottenere il bonus minutaggio giovani, che si attesta sui 300-350mila euro. Per far capire meglio l’importanza di queste entrate, quest’anno anche grandi piazze – come ad esempio Piacenza e Cesena – hanno proceduto regolarmente all’utilizzo dei giovani per ottenere il bonus e tamponare le perdite economiche.

"In definitiva la necessità di chiudere gli stadi sarà uno dei grandi motivi che indurranno a una profonda riflessione della categoria sul piano economico, già avviata da anni ma senza successo. Per recuperare parte dell’incasso si potrebbe procedere anche per entrate distanziate di pubblico per un quinto/un sesto della capienza massima: si potrebbe così permettere ad esempio al Bari di portare allo stadio circa 10mila persone, alla Triestina circa 5mila, al Catania circa 4mila. Per recuperare parte del calore umano che sta mancando negli stadi, ma che nella situazione economica attuale appare come il problema minore.

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