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UFFICIALE: Maran è il nuovo tecnico del Catania

L’annuncio è arrivato finalmente come preannunciato questa mattina dalla nostra redazione dopo il colloquio con i dirigenti rossazzurri a Torre del Grifo: Rolando Maran è il nuovo allenatore del Catania. Questo il comunicato ufficiale...

Redazione ITASportPress

L'annuncio è arrivato finalmente come preannunciato questa mattina dalla nostra redazione dopo il colloquio con i dirigenti rossazzurri a Torre del Grifo: Rolando Maran è il nuovo allenatore del Catania. Questo il comunicato ufficiale della società etnea: Il Calcio Catania S.p.A. rende noto di aver affidato la responsabilità tecnica della prima squadra, per la stagione agonistica 2012/13, all'allenatore Rolando Maran. Nel corso di questa settimana, il nuovo tecnico verrà ufficialmente presentato ai giornalisti ed agli operatori dell'informazione. Maran ha firmato un contratto con scadenza giugno 2013. Il Varese intanto ha comunicato di aver rescisso il contratto. A.S. Varese 1910 comunica di aver risolto consensualmente il contratto che lo legava al tecnico Rolando Maran e al suo vice Christian Maraner.La società biancorossa, nel ringraziare il tecnico e il suo prezioso collaboratore per il lavoro svolto e l’impegno profuso, augura ad entrambi un futuro roseo e ricco di soddisfazioni dal punto di vista professionale.

Il nuovo allenatore del Catania Rolando Maran affida ad un breve messaggio il primo saluto ai tifosi rossazzurri: “La sensazione è davvero molto bella, mi viene offerta una grandissima opportunità in una piazza importante e prestigiosa. Per me è semplicemente un sogno. Ho voglia di cominciare e basta, in queste ore sono particolarmente impaziente, non vedo l’ora di arrivare a Catania e conoscere le persone che lavorano nel club ed i tifosi, tradizionalmente così vicini alla vita della squadra”.    

ROLANDO MARAN- Nato a Trento il 14 Luglio del 1963.

Modulo Preferito: 4-4-2.La carriera da calciatore- Difensore centrale di discreto livello inizia a giocare nei dilettanti del Benacense Riva. Nel 1986 passa al Chievo Verona, dove veste la maglia gialloblù per ben nove stagioni (280 le presenze, 11 le reti realizzate) contribuendo alla scalata del club scaligero dalla serie C2 alla serie B. Dopo i primi due campionati di C2 (1986/1987 e 1987/1988)  culmintri con il 4° posto, conquista la promozione in C1 nel 1988/1989.  L'avventura in C1 dura 5 stagioni, fino a quando, nel 93/94, isotto la guida di Alberto Malesani i clivensi approdano in B.  Maran, che di quel Chievo è ormai una vera e propria bandiera, assapora il torneo di B per una sola stagione, prima di trasferirsi al Valdagno (serie C2), nella stagione 1965/1996.  L’anno successivo, veste la maglia della Carrarese in C1 e conclude la sua carriera di calciatore nel Fano, in C2 dove appende le scarpette al chiodo nel 1998, all'età di 35 anni.

Palmares- 1 promozione dalla C2 alla C1 (Chievo, 1988/1989), 1 promozione dalla C1 alla B (Chievo, 1993/1994).

La carriera da allenatore- Comincia ad allenare il Cittadella nel 2002/2003 in C1, conquistando un onorevole 7° posto. Sempre in C1, guida i veneti per altri 2 anni (2003/2004 e 2004/2005) con piazzamenti di centro-classifica, fino ad essere ingaggiato, nel 2005-2006, dall'ambizioso Brescia. Con le rondinelle tuttavia, non ha molta fortuna:  nonostante un campionato condotto sempre nelle prime posizioni della cadetteria, ad undici giornate dalla fine viene esonerato dal presidente Corioni a beneficio di Zeman. Nel 2006 allena il Bari ,sempre in serie B. In terra pugliese,  dopo un ottimo avvio di stagione culminato con la vittoria nel derby di Lecce, comincia una spirale negativa, complici anche   i mancati rinforzi richiesti nel mercato di gennaio. Nel Febbraio del 2007 dunque, per Maran arriva il secondo esonero di fila, a beneficio stavolta di Beppe Materazzi.

Dal 2007 al 2009 si trasferisce a Trieste, dove ottinene prima una salvezza tranquilla e poi un lusinghiero 8° posto. Nel 2009-2010, inizia invece l'esperienza vicentina. Dopo tre sconfitte consecutive, patite nel giro di una settimana, il 28 marzo 2010 viene allontanato dalla panchina veneta e sostituito da Nedo Sonetti, il quale però non ottiene i risultati sperati; Maran viene dunque richiamato alla guida dei biancorossi il 15 aprile 2010, centrando l’obiettivo salvezza. La società veneta  gli rinnova la fiducia per altri due anni ma lui rescinde dal contratto il 6 giugno 2011, dopo che il sogno playoff, a lungo cullao, era stato infranto da un finale di campionato davvero pessimo.

Dall'Ottobre di quest'anno ha sostituito  Benny Carbone, alla guida di uno spento Varese poi portato ai play-off di B.

METODI DI LAVORO E FILOSOFIA

L’inizio- Smessi i panni di giocatore, Rolando Maran diventa allenatore in seconda, poi lavora con i giovani del Cittadella, per approdare così in prima squadra. “Il settore giovanile –spiega Maran- mi ha permesso di fare esperienza, di verificare le mie idee in un ambiente dove il risultato deve essere al primo posto. Dove il risultato diventa la possibilità di insegnare qualcosa ai ragazzi per far passare il messaggio importante. Mi spiego: allenando la Primavera hai il compito di dare le ultime indicazioni prima del salto nei professionisti. Oltre a tutte le nozioni tecniche, è fondamentale stabilire degli obiettivi reali coi giovani, obiettivi simili a quelli delle prime squadre. Ho cercato di trasmettere ciò che nessuno mi ha mai detto quando ero calciatore, cioè il fatto che si può vivere di calcio. Che puoi fare come professione il giocatore senza andare in fabbrica o in banca. I ragazzi devono aver presente questa possibilità non da poco, pronti a dare il massimo per riuscirci”

Il lavoro fa la differenza- “La mia esperienza da secondo è stata significativa: appena ho smesso pensavo che bastasse conoscere le diagonali e i movimenti offensivi per poter allenare. Strada facendo ho compreso l’importanza della gestione del calciatore, dell’allenamento e del gruppo. Da giocatore pensi che ciò che conta è la partita, da allenatore sai che senza l’impegno settimanale, la partita sarà un insuccesso. Questo l’ho capito dopo. E ora cerco di trasmettere tale concetto alla squadra: senza lavoro sul campo, la gara sarà dura. Con la squadra organizzata hai qualcosa in più , hai certezze, sei cosciente che, persa una palla, i tuoi compagni sono pronti ad aiutarti, ad esempio. E tutto ciò lo ottieni lavorando con costanza in allenamento ”.

Imporre il proprio gioco- “Io chiedo alla mia squadra di fare sempre la partita! Solo se gli avversari saranno più forti, ci adatteremo. E’ chiaro però che in settimana, secondo la nostra organizzazione di base, studieremo accorgimenti che potrebbero mettere in difficoltà i nostri oppositori. Ma senza stravolgere tutto”.

4-2-3-1- “E’ stata la mia idea di partenza ma di solito valuto in base alla situazione momentanea. Mi piace cominciare l’azione con la palla a terra. Però se chiudono le principali giocate, soprattutto quella del difensore esterno, propendo per il calco in profondità. Alzo e stringo gli esterni, la punta centrale sceglie un lato verso cui muoversi per staccare di testa. Si tratta di una zona di campo che abbiamo preventivamente stabilito secondo lo studio della squadra avversaria. Se va verso destra, l’esterno gli taglia alle spalle pronto anche a ricevere la sua giocata sponda –lui o il mediano dalla sua parte- ; l’ala opposta stringe centralmente e il trequartista attacca la profondità. Per fare questa giocata ho bisogno di una prima punta forte fisicamente. Nel caso sia un attaccante di movimento, gli chiedo di rimanere molto alto per allungare l’undici avversario e permettere al trequartista di ricevere palla. In questo caso li tengo uno verticale con l’altro”.

I tempi di gioco- “Sono fondamentali i tempi di gioco. Li alleno soprattutto in fase di preparazione, utilizzo le porticine come ausilio didattico. Al segnale stabilito, ad esempio lo stop del difensore esterno, almeno 4 giocatori devono attraversare contemporaneamente la portina davanti a loro in modo da offrire più soluzioni al portatore di palla”

Il mio uno contro uno- “Fondamentale il lavoro delle ali. E’ una mia soluzione. Col cambio di gioco cerchiamo di isolarli in questa situazione, pronti a ricevere l’aiuto come già detto dell’esterno basso in sovrapposizione. Tutto ciò per creare la superiorità numerica”.

Tutto funziona- “Quando il lavoro produce risultati importanti te ne accorgi subito anche guardando gli occhi dei giocatori. Se vedi che le nuove proposte sono effettuate con intensità, anche in caso di errore, stai certo che la strada è quella giusta. Infatti, quando i giocatori si stimolano a vicenda, si sta andando nella direzione voluta. Il risultato è indispensabile per compattare il gruppo. Semplifica le cose, dà forza morale e credibilità. E’ chiaro che per migliorare bisogna operare sugli errori commessi però tendo sempre a rinforzare quanto è riuscito nel modo giusto. Ciò da la forza necessaria per crescere ancora per mettere a posto ciò che non funziona”.

Colloquio con i calciatori. “Uso sia quello collettivo sia quello individuale. Se noto che un giocatore ha bisogno di una mia parola, che mi cerca con lo sguardo, ma non viene da me direttamente, magari per timidezza, sono io ad andare da lui. Gli dimostro che sono a sua disposizione per qualsiasi chiarimento”.

Consapevolezza di un obiettivo- “I giocatori devono crederci in un obiettivo ma il primo devo essere io! E coinvolgendo tutti i giocatori, responsabilizzandoli. Facendo capire l’importanza di ogni singolo all’interno di un gruppo. La vittoria finale è fatta da chi gioca due partite a chi ne gioca trenta. Ognuno ha il suo compito dentro una squadra”.