"“Questa eliminazione cambia la nostra stagione, perché volevamo fare strada in Europa e invece siamo fuori a marzo” ha detto ieri il difensore della Juventus De Ligt dopo la delusione per l’eliminazione per mano del Porto. In effetti la botta è stata pesante e ancor più su quella dei conti. La Juventus ha perso quasi 30 milioni di euro per non aver proseguito l’avventura in Champions League e come riporta oggi la Gazzetta dello Sport tutto si riassume in una sola parola: fallimento. In tre anni con Cristiano Ronaldo, costato un investimento sui 4 anni di 348 milioni, la Juve è uscita con tre squadre inferiori (Ajax, Lione, Porto), senza mai andare oltre i quarti. E nella prossima stagione, se resterà, CR7 avrà 37 anni. Ieri si è visto il peggior Ronaldo di sempre, colpevole anche sulla punizione decisiva. Il piano Agnelli-Paratici è fallito, anche per quando riguarda Pirlo, caricato di una responsabilità sproporzionata alla sua esperienza e alle sue conoscenze. Andrea è il meno colpevole: sta facendo quello che può. Ha diritto all’errore e alla pazienza. Fuori dalla Champions e a 10 punti dall’Inter di Conte e Marotta. Chi ha disegnato questa Juve dovrà risponderne. La Juve ha bisogno di un altro futuro e di altri architetti.
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Juventus, fallimento Cristiano Ronaldo: quanto perde Agnelli per l’eliminazione dalla Champions
Il club bianconero si lecca le ferite dopo l'eliminazione dalla Champions League
Se non suona l’orchestra
"Tra la Juve e il Porto i valori individuali troppo distanti. Ma da sempre in Italia si parla e si allena come se il calcio fosse uno sport individuale e il gioco fosse figlio del singolo e delle sue improvvisazioni. Nella cinematografia sarebbe come girare un film senza trama. La grande differenza tra la Juve e il Porto dipende soprattutto dal gioco e dal collettivo. La squadra lusitana in casa ha attaccato e difeso in undici, è stata attiva, organica e compatta. Tutti si sono mossi aiutandosi a vicenda, raddoppiando e pressando come anche a Torino ieri. Le distanze tra difensori, centrocampisti e attaccanti sono state perfette, come il movimento costante da parte di tutti e i tempi degli smarcamenti e delle giocate. La Juve a tratti pratica un buon football italiano, ma ora dovrebbe sforzarsi di ottenere uno stile e una manovra più internazionale.
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