editoriale

PALLOTTA, THOHIR E GLI ALTRI: IL TYCOON ALL’ITALIANA

Come ogni estate (da qualche anno a questa parte) arriva il calciomercato estivo, e come ogni estate chi si prepara a far notizia sono i grandi club, non tanto quelli considerati tradizionalmente come tali, ma quelli di fresca nobiltà, ovvero i...

Redazione ITASportPress

Come ogni estate (da qualche anno a questa parte) arriva il calciomercato estivo, e come ogni estate chi si prepara a far notizia sono i grandi club, non tanto quelli considerati tradizionalmente come tali, ma quelli di fresca nobiltà, ovvero i “villani rifatti”, per usare l’espressione di Pierre de Marivaux. Chelsea, Monaco, Manchester City, PSG; che siano sceicchi arabi oppure oligarchi russi poco importa, ciò che conta è che i petroldollari (o i metanrubli) fluiscano copiosi nei fiumi del calciomercato.

Da qualche anno a questa parte, però, anche l’Italia è entrata in questo circolo vizioso: dall’arrivo di James Pallotta, nuovo proprietario della Roma, che con “er proggetto” in tre anni è riuscito ad arrivare secondo in campionato e secondo in Coppa Italia. Non male, ma neanche troppo bene, considerata la quantità di capitali smossi, nonostante un’ottima gestione del mercato da parte del sapiente “mago” Walter Sabatini. A fargli compagnia è arrivato poi, quest’anno, Erick Thohir, il tycoon indonesiano che ha acquistato l’Inter dalla famiglia Moratti, scatenando ogni genere di fantasia nei tifosi nerazzurri: fantasie ampiamente disattese, visto che l’unico acquisto “big” della campagna acquisti firmata Thohir è stato quello di Hernanes, peraltro pagato un occhio della testa quando con la stessa cifra si poteva prendere (quasi) un top player di livello internazionale o un giovane dal luminoso futuro. Ma tant’è, era la prima finestra di mercato: in estate si promette tanto, specialmente in attacco, e si vedrà così che cosa sa fare l’indonesiano dopo aver destrutturato la squadra chiudendo il ciclo degli argentini con gli addii di Zanetti, Samuel, Milito e Cambiasso.

Ma questa estate dal sapore di Mondiale potrebbe regalare altre sorprese: altri club, infatti, potrebbero passare sotto l’egida straniera. Due club dalla lunga e importante storia sportiva, ovvero il Genoa e il Cagliari, potrebbero infatti finire rispettivamente nella mani di un gruppo cinese e di uno americano (anche se ci sarà da battere la concorrenza del gruppo Fluorsid di Tommaso Giulini.

Entrambi, comprensibilmente, pongono in cima alla lista delle priorità societarie quella del nuovo stadio, unico modo per assicurare ad una società calcistica un minimo di stabilità, immobilizzando parte del patrimonio: di sicuro, molto meglio che investire miliardi sul mercato per poi rischiare di fallire al primo infortunio. In Italia, però, complice la legislazione pessima e arretrata in materia di stadi, e si perde ancora tempo per l’approvazione della legge Nardella-Fossati: la situazione si fa complicata e – come in ogni altro campo dell’economia nostrana – gli investimenti esteri vengono quasi scoraggiati. Ecco uno dei perché del declino del campionato italiano. Ecco il perché i “tycoon all’italiana” sembrano quasi poveri...