editoriale

Stadi senza ultrà  la morte del calcio. Stop a sentenze che sgonfiano il pallone

Un inizio di campionato con una curva chiusa per razzismo. Una seconda squalifica, poi revocata. Una terza, sospesa grazie alla condizionale; una quarta, con pena raddoppiata dalla recidiva. Un primo appello, respinto. Un secondo appello,...

Redazione ITASportPress

Un inizio di campionato con una curva chiusa per razzismo. Una seconda squalifica, poi revocata. Una terza, sospesa grazie alla condizionale; una quarta, con pena raddoppiata dalla recidiva. Un primo appello, respinto. Un secondo appello, d'urgenza, a 24 ore dalla partita: respinto. Un improbabile e temerario tentativo di ricollocare parte dei tifosi delle curve chiuse in altri settori dello stadio: respinto, verosimilmente anche con una pacca sulle spalle e un invito a non esagerare con la fantasia.In tutta questa tormentata vicenda, i dirigenti della Roma hanno parlato poco, esprimendo però concetti semplici, il più semplice dei quali è che il club si impegna da sempre contro il razzismo e che i cori anti napoletani alla base delle ultime sanzioni fanno parte più del folklore da curva che dell'intolleranza discriminatoria. È una teoria in cui evidentemente si crede molto, a giudicare dall'impegno, ai limiti dell'accanimento terapeutico, con il quale il club ha provato a evitare una punizione ampiamente annunciata dalle azioni degli ultrà per tutta la stagione. Invece di combattere i comportamenti, insomma, la Roma ha deciso di combattere le sentenze, come già - e con maggior fortuna, chissà perché - avevano fatto Inter e Milan. Una strategia legittima, per carità, opposta a quella della Juventus che aveva rinunciato ai ricorsi e varato la discussa operazione bambini. Ma non proprio in linea con quei richiami alla sportività, ai valori, alla correttezza, alla modernità con cui Pallotta intendeva targare il nuovo corso giallorosso. Provare a far rientrare dalla finestra - peraltro di lusso, ai piani alti del condominio stadio - la gente sbattuta fuori dalla porta non pare il massimo della coerenza: io ti faccio i cori razzisti fino a farti chiudere mezzo stadio, tu in cambio mi premi mandandomi in tribuna. Davvero una bella, geniale pensata per tenere buona la piazza. La stessa piazza che appena ripreso posto nella sua curva, dopo averla lasciata vuota in un paio di partite chiave per la stagione, farà di tutto per farla chiudere di nuovo. Magari sperando in un biglietto gratis nelle prossime coppe europee, quando sarà bellissimo poter insultare di nuovo a squarciagola qualcuno che non capisce la lingua. Auguri.(repubblica.it)