editoriale

Uefa, le agitazioni di Platini sul Fair Play Finanziario

Qualcosa, o meglio qualcuno, ha cominciato a muoversi. Nei palazzi della Uefa, Michel Platini, che da tempo predica più o meno bene e razzola più o meno male per quanto riguarda la discussa questione del Fair Play Finanziario, ha finalmente...

Redazione ITASportPress

Qualcosa, o meglio qualcuno, ha cominciato a muoversi. Nei palazzi della Uefa, Michel Platini, che da tempo predica più o meno bene e razzola più o meno male per quanto riguarda la discussa questione del Fair Play Finanziario, ha finalmente deciso di darsi da fare e svolgere il proprio ruolo di garante della correttezza del calcio europeo.

Secondo le indiscrezioni che circolano da qualche giorno, infatti, la Uefa si prepara a imporre a PSG e Manchester City forti sanzioni, a livello economico e sportivo: i due club potranno dunque mettere in lista solamente 21 giocatori (anziché 25) nella prossima edizione della Champions League. Inoltre, i due club dovranno pagare una multa di 60 milioni di euro entro i prossimi tre anni e non potranno aumentare l'attuale tetto salariale complessivo. Sanzioni che hanno senso solo fino ad un certo punto: se, infatti, la prima (quella riguardante la lista Champions) è legittima e sacrosanta, la seconda (quella economica) sembra non trovare tutti i riscontri giuridici necessari, ed è stata – di conseguenza – già impugnata dagli avvocati dei due club, accomunati dalla gestione araba del consiglio di amministrazione.

Ciò che stupisce maggiormente, tuttavia, è la assoluta disparità usata dalla Uefa nel selezionare i club da condannare: come già nel caso riguardante il Barcellona (finito nel mirino di Platini per la presunta compravendita di cartellini di giocatori minorenni, una pratica condivisa da tutti i maggiori club “di prospettiva”, a cominciare dal Real Madrid), si è scelto di usare due pesi e due misure. Sono stati infatti condannati i club gestiti dagli sceicchi arabi, ma non  quelli (come il Chelsea e il Monaco), che sono gestiti da oligarchi russi e hanno superato i rispettivi rivali in termini di investimenti non coperti da indotti sportivi. Il Chelsea ha infatti speso, negli ultimi cinque anni, più del Manchester City; il Monaco ha investito, nel breve periodo, più del PSG, contando tra l’altro sulla tassazione minore imposta dal Principato monegasco rispetto ai colleghi francesi.

Molta confusione, dunque, nelle stanze della Uefa, che come sempre dà l’impressione di muoversi a tentoni, provocando più danni che vantaggi, consentendo ai club di impugnare le condanne ed ottenere forti “sconti” alle pene, trattando e patteggiando: il tutto acquista dunque un sapore di bassa “politicanza” più che di effettiva oggettività. Chi sarà il prossimo?