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Dan Peterson a ISP: “Italia, Melli è il tuo D’Antoni. NBA? Regole ridicole”

Dan Peterson (Getty)

L'ex tecnico statunitense sarà ospite del Festival dello Sport a Trento

Redazione ITASportPress

Di Federico Mariani

Per gli appassionati di basket è il “Coach” per eccellenza. Tuttavia, data la polivalenza esibita nell’arco dell’intera carriera tra sport, giornalismo e televisione, sarebbe persino riduttivo parlare di Dan Peterson come di un allenatore di pallacanestro, per quanto grande. Sul suo amato parquet, ha vinto tutto il possibile. In Italia, lo statunitense ha lasciato un segno indelebile dal 1973 al 1987, prima alla Virtus Bologna e poi all’Olimpia Milano, trionfando nella Coppa nazionale, in campionato e nelle competizioni internazionali. Dopo la vita in panchina, l’esperienza da commentatore sportivo per varie televisioni, raccontando i match di basket e wrestling. Ai nostri microfoni, Peterson ha analizzato il momento della pallacanestro italiana.

Coach Peterson, qual è il suo giudizio sul Mondiale di basket attualmente in corso in Cina?

“È un avvenimento dall’impatto fortissimo, anche se gli Stati Uniti non si presentano con i migliori elementi. Una piccola sorpresa è arrivata dalla vittoria della Spagna sulla Serbia nella fase a gironi. Una prestazione perfetta degli uomini di Scariolo”.

E come valuta il cammino dell’Italia?

“L’Italia ha fatto benissimo, tenendo anche presente che i giocatori NBA tendono a faticare in manifestazioni simili perché sono abituati ad un basket diverso. La selezione azzurra è stata criticata, ma ha reso molto bene. Facendo attenzione, l’Italia è stata ad un passo dal miracolo contro la Spagna, quando ha mancato l’obiettivo per tre minuti non ad alto livello. Credo che sarebbe servito un play alla Mike D’Antoni ed il giocatore con caratteristiche ideali per questo tipo di gioco sarebbe stato Niccolò Melli. La sua assenza si è sentita parecchio”.

Prima ha parlato di un NBA che presenta un basket diverso. E’ proprio così marcata la differenza tra America e resto del mondo?

“La differenza la fanno le regole diverse. Giocare avendo a disposizione solamente 3 secondi difensivi è ridicolo. Spesso i passi non vengono contati in NBA. Insomma, secondo me, è quasi un circo. Qui non c’è questo gioco così fisico, è più difficile vedere schiacciate perché gli attaccanti sanno di scontrarsi con una difesa più organizzata. Come si può pensare di schiacciare a canestro avendo un’area intasata?”.

Se ne avesse l’occasione, quali giocatori allenerebbe oggi?

“Mi piace molto Marco Belinelli. È un giocatore completo in attacco e difesa. Non ha fatto un Mondiale particolarmente brillante, ma non cambio idea per una partita giocata male. Trovo in generale che gli italiani siano sottovalutati, ma abbiamo tanti talenti come Luigi Datome, lo stesso Melli o Daniel Hackett. Tutti giocatori che mi piacciono moltissimo e che farebbero parte del mio quintetto ideale”.

Si parla di talenti sottovalutati. Crede che sia un problema legato dalla mancanza di risultati importanti conseguiti dalla Nazionale con continuità?

“La gente vuole una soluzione immediata, ma non è così semplice. I giovani vanno fatti crescere e giocare. Credo che il campionato debba fornire qualche soluzione in più”.

Ovvero?

“Non voglio fare paragoni ingombranti, ma prendiamo la Cantù degli Anni ’80, con tre italiani e due stranieri in campo. Ora spaccherebbe nel campionato italiano. Non ha senso prendere tanti stranieri di livello non eccelso. Meglio avere due supercampioni e tre azzurri. Credo che con questa formula la Lega fosse più spettacolare e suscitasse maggior interesse da parte del pubblico”.