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Inter, l’ex Muraro a ISP: “Vittoria a Napoli la svolta per lo scudetto con Bersellini. Io e Altobelli affiatati come Lautaro e Lukaku”

Altobelli e Muraro (foto Corriere.it)

L'ex attaccante nerazzurro in quella stagione dello scudetto mise a segno 5 gol

Redazione ITASportPress

L'attaccante Carlo Muraro fu decisivo per la conquista dello scudetto dell'Inter di Bersellini. Quarant’anni esatti oggi, da quel 27 aprile 1980 in cui la squadra nerazzurra festeggiò il suo dodicesimo tricolore a San Siro, con due giornate d’anticipo. Uno scudetto storico per tanti motivi. Perché è stato l’ultimo conquistato con giocatori tutti italiani. Perché è stato festeggiato con le espressioni milanesi del presidente Fraizzoli e di sua moglie Renata, con le battute dell’avvocato Prisco. Ai microfoni di Itasportpress.it, Muraro riapre il libro dei ricordi.

Che ricordi ha dello scudetto tutto italiano?

Eravamo molto giovani e ci conoscevamo bene visto che molti di noi provenivano dal settore giovanile. Io Bordon, Baresi, Bini, Canuti e Oriali infatti avevamo fatto tutta la trafila nelle giovanili nerazzurre e in quella stagione fummo tutti importanti per la conquista del dodicesimo scudetto, quello dell'Inter tutta composta da calciatori italiani. Una squadra però di grande personalità.

Muraro quando avete capito di poter vincere il campionato?

Facile dire dopo la vittoria nel derby all'andata o dopo il 4-0 alla Juventus a San Siro, ma io penso che il successo al San Paolo per 4-3 ci diede la convinzione di essere forti e competitivi con un gruppo granitico. Feci una doppietta ai partenopei e quella fu secondo me la gara della svolta anche se in precedenza avevamo appunto battuto i campioni d'Italia del Milan e una forte Juve.

Bersellini cosa portò di nuovo in quella stagione?

Tantissimo perchè aveva una gestione dello spogliatoio diversa dai nostri precedenti allenatori ma anche sul campo aveva idee interessanti. Ci faceva lavorare parecchio ma la cosa che ricordo di lui sono i lunghissimi ritiri. Cercava di farci fare gruppo e decideva lui le coppie sia alla Pinetina che in albergo. Mi mise in camera con Spillo Altobelli e con Caso. Bersellini impose ferree regole anche nella vita privata oltre che durante gli allenamenti e ci trasmise la cultura del lavoro. Senza social e computer, il suo lavoro fu facilitato visto che tra di noi compagni di squadra si cementificò un rapporto splendido. Non c'erano distrazioni, la notte si dormiva e non c'erano fughe o discoteche.

Qual è stato il suo gol più bello con la maglia dell'Inter?

Ne ricordo diversi: quello al Torino nel 2-2 in trasferta o quello al Bologna di testa ma resta la mia pietra miliare la rete da velocista puro nel ritorno dei sedicesimi di finale della Coppa Campioni 1980-1981 a Craiova, dopo una galoppata di circa 70 metri. Un gol sotto l'aspetto tecnico e fisico davvero fantastico. Il gol alla Juve del 4-0 valeva poco dopo la tripletta di Spillo.

A proposito di Altobelli, la vostra affinità in campo è paragonabile a quella dell'attuale coppia nerazzurra Lautaro-Lukaku?

Le caratteristiche sono diverse ma ci lega una cosa: come loro ci completavamo bene in attacco. Correvamo parecchio e l'uno aiutava l'altro come fanno i due attaccanti di Antonio Conte. Si giocava per la squadra e l'intesa in campo era ottima e in funzione di arrivare al risultato.