Sei rimasto fortemente legato alla Roma. Addirittura oserei dire che sei romanista a tutti gli effetti.
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Julio Sergio a ISP: “Preferii Lecce al PSG. Roma-Samp il rimpianto. Ora sono un agente finanziario”
“I miei figli sono nati a Roma. E poi il calcio in Europa, con le persone con cui ho lavorato, mi ha insegnato che lo sport esisterà sempre, ma il rispetto per gli altri va oltre a tutto. Spalletti mi ha voluto perché ha pensato che io fossi importante per lo spogliatoio. Con Claudio (Ranieri ndr.) sono riuscito a giocare e a essere importante nel campo. Quindi questo rispetto che hanno per me, anche se non sono mai stato un fuoriclasse, è molto importante nella mia vita. Non c’è un prezzo per tutto questo. Dopo tanti anni, se vado a Roma mi rispettano per il professionista che sono stato, per le partite che ho fatto, ma anche per la persona che sono. Questo è il vero valore della vita”.
A distanza di ormai dieci anni ripensi ancora a Roma-Sampdoria, la gara che vi ha negato un incredibile scudetto?
“Se c’è una partita di tutta la mia vita, in cui avrei cambiato il risultato finale, è proprio quella. Con tutto il significato che aveva quell’anno vincere lo scudetto con la maglia della Roma. Era importante per me, per la squadra, per Ranieri e per Giorgio Pellizzaro, il preparatore dei portieri. Se ho un rimpianto nella mia vita da calciatore è quella partita. Poi il calcio è meraviglioso anche per questo. Avevamo tutto per realizzare qualcosa di stupendo e alla fine ci è scivolato dalle mani…”.
Si è parlato di una rissa tra Vucinic e Perrotta negli spogliatoi durante quel match.
“È vero c’è stato un piccolo problema, ma anche in altre partite sono capitate situazioni simili. Ma quell’episodio non ha influito. Noi abbiamo fatto tanta fatica per arrivare in quel momento a trovarci in una simile posizione di classifica. Abbiamo speso tante forze dentro al campo e sono sicuro che non è stata una discussione a cambiare la partita. Eravamo tutti giocatori esperti. Abbiamo perso. Tutto il resto non c’entra nulla”.
In compenso sei stato l’uomo derby per eccellenza, con quattro vittorie su quattro incontri con la Lazio.
“Sì, è questo. Il primo derby è stato sicuramente il più importante perché in quel momento non avevo ancora piena fiducia su quello che potevo fare. Per l’importanza della partita, la parata su Mauri è stata un punto fondamentale. E poi nel derby di ritorno, che stavamo perdendo, ho parato un rigore e abbiamo vinto. Sono partite indimenticabili per me e per la tifoseria”.
Cosa ne pensi della marcia della Lazio in campionato?
“Sì non seguo tantissimo, ma vedo qualche partita. Ho visto i derby e per me c’è una differenza tra Roma e Lazio: i giallorossi vogliono essere grandi. È già una big in Europa e lo ha dimostrato qualche anno fa in Champions League. Ogni tanto questo progetto cambia e la direzione dev’essere ripresa. La Lazio, invece, è una squadra che vuole e deve ancora crescere. Quando la Roma prenderà la strada giusta, facendo 3-4 anni di fila in Champions, diventerà una big dell’Europa e sarà pronta a vincere non solo lo scudetto, ma anche una competizione continentale. Attualmente, mai dire mai, ma la squadra di Fonseca non mi sembra ancora pronta per vincere un trofeo. Vedremo tra due o tre anni”.
E se la Lazio dovesse vincere lo scudetto come la vivresti da tifoso romanista?
“Personalmente, non perché sono romanista, dubito che la Lazio possa vincere lo scudetto, ma ha i suoi meriti per aver allestito una squadra di questo livello. Gioca e si muove bene in campo. Ci sono tanti elementi che devono essere pensati per arrivare ad avere una rosa di questo tipo. Se vince lo scudetto, è perché ha fatto meglio degli altri. Ma non penso che accadrà”.
Come valuti questa Serie A? Sembra essere tornato un campionato apertissimo come ai tuoi tempi.
“Sicuramente il livello individuale dei calciatori non è lo stesso. Ci sono grandissimi calciatori, come Ronaldo. Inter e Napoli hanno grandi campioni. Lo stesso vale per la Roma. Ma il livello generale si è un po’ abbassato. Ed è un aspetto che si è riproposto negli ultimi anni del calcio italiano. Forse da due anni si è riusciti a fare qualcosa in più. Se prendi le rose che avevano ai miei tempi, Inter e Roma erano più forti. La Juventus, invece, è migliorata notevolmente”.
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