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Sottil a ISP: “Gasperini top manager europeo. Genoa, ti serve il mio Milito”

(Getty Images)

L'ex difensore commenta il momento magico dell'Atalanta e l'avvicinamento al big match della sedicesima giornata

Redazione ITASportPress

Di Federico Mariani

"Solido, preciso ed efficace. Per tanti tifosi, Andrea Sottil è stato un valido baluardo contro gli assalti degli attaccanti avversari. Dal granata del Torino al grigio dell’Alessandria, passando per il viola della Fiorentina, il nerazzurro atalantino, il bianconero dell’Udinese, l’amaranto caro alla Reggina, il rossoblù genoano,  il rossoazzurro catanese e il bianco riminese. Una varietà cromatica che racchiude una carriera ad alti livelli, prima del passaggio in panchina, nelle vesti di allenatore, con l’intento di crescere anche in questo ruolo. Ai nostri microfoni, Sottil si è raccontato e ha parlato del momento di alcune sue ex squadre.

"Sottil, lei ha una parte di cuore a tinte nerazzurre. Quali sono le sue impressioni sull’impresa dell’Atalanta in Champions League?

"“È straordinario quello che sta facendo questo club. Certo, ha sempre avuto presidenti e grandi imprenditori capaci di programmare. La base è veramente solida. E poi la squadra ha un allenatore tra i migliori d’Europa. Negli ultimi anni Gian Piero Gasperini è diventato un top manager davvero importante. La squadra vola sulle ali dell’entusiasmo Si è creato un binomio, un legame tra società e allenatore davvero forte e solido”.

"L’Atalanta è un esempio virtuoso, ma è un modello difficilmente replicabile sul terreno di gioco, come testimoniano i tanti calciatori ceduti e poi andati in crisi. Come si spiega questo fatto?

"“Non si può emulare perché  è un impianto tattico specifico. Si tratta di un calcio fatto di coppie, di duelli uno contro uno. È un’idea di calcio offensivo che richiede una preparazione fisica straordinaria e tanta corsa ad una certa intensità. A parte Gomez, tutti i giocatori fisicamente sono impostati e nessuno non condivide la mentalità di Gasperini che vuole grande aggressività. È molto difficile affrontare l’Atalanta perché è una squadra che costringe ad accettare i duelli, esasperando l’avversario con continui attacchi dello spazio. Per le altre formazioni può essere un problema, specialmente se si trovano a giocare con distanze così lunghe”.

"Se potesse tornare calciatore, in quale squadra attuale le piacerebbe giocare?

"“So cosa vuol dire giocare a Bergamo. I tifosi dell’Atalanta sono legatissimi alla squadra. Mi è dispiaciuto molto andare via. È stata una piazza in cui mi piaceva molto giocare. È stato bello stare anche a Genova. La retrocessione mi ha portato altrove, ma mi avrebbe fatto piacere continuare con il Genoa. Anche a Catania mi sono trovato bene.

"Quale squadra le piace di più per il tipo di gioco espresso?

"“Dire Atalanta sarebbe troppo facile, ma Gasperini è un modello. Va detto che in Italia non è il solo. Mi piace anche Ivan Juric: lo considero un clone di Gasperini per come fa giocare il Verona che mi piace molto. Al di là della vicenda della sua malattia, mi è sempre piaciuto Sinisa Mihajlovic. Mi piacerebbe assistere a un suo allenamento. Il suo è un calcio coraggioso. Quando è arrivato a Bologna ha trasformato la squadra. Le big non sembrano al top, a parte l’Inter, e così si nota di più il lavoro di tanti allenatori in altre piazze. Un altro esempio è Rolando Maran a Cagliari”.

"A proposito di Cagliari, crede che i sardi possano ripetere l’exploit dell’Atalanta?

"“È una società serena. Cagliari è un paradiso calcistico. Come a Bergamo i tifosi sono fortemente legati alla squadra del posto. Il presidente mi sembra una persona pacata. E poi Maran è un tecnico preparato. L’Atalanta mi sembra più avanti a livello di programmazione, ma quando si entra nel trend giusto, in cui si pensa più a ciò che si può fare e non a quello che possono realizzare gli altri, ci sono buone chance di andare lontano”.

"Prima ha parlato del suo affetto per il Genoa. Come valuta la situazione attuale del Grifone?

"“Motta ha portato questo modo di giocare da dietro. Ma i risultati devono aiutare questa idea di gioco perché, quando la classifica fa paura, si può andare in difficoltà. Una vittoria, specialmente se in un derby, dà la giusta adrenalina e fa aumentare l’autostima. Il Genoa sta attraversando stagioni travagliate, nonostante un presidente come Enrico Preziosi che ha sempre investito nella squadra. Ora Thiago Motta deve dare un’identità ai giocatori in campo. Non è un compito facile, specialmente se subentrato a stagione in corso”.

"Quali sono i ricordi principali che la legano al Genoa?

"“A Genova fu una stagione intensa. Serse Cosmi subentrò a Luigi De Canio. Ricordo con piacere la festa dell’ultima vittoria. Non potevamo immaginare quello che sarebbe successo dopo…La squadra era una corazzata: basta pensare che in attacco c’erano Makinwa, Caccia e Milito. Il Principe mi impressionò subito. Nessuno lo conosceva bene, ma aveva qualcosa di straordinario. Fingeva di tirare e poi dribblava il difensore. Eseguiva quel movimento con forza e velocità incredibile. Gli dicevo che così faceva impazzire tutti. Aveva una fame pazzesca. In Serie B lui scherzava con gli avversari, tanto era superiore. Servirebbe a questo Genoa uno così”.

"E all’Atalanta?

"“A Bergamo ho vissuto un periodo straordinario. Devo ringraziare Emiliano Mondonico che mi ha fatto debuttare in Serie A con il Torino e poi mi ha voluto con sé all’Atalanta. Quando è mancato, ho sentito un forte vuoto. Gli devo tanto. Partimmo male, ma conquistammo una meritata salvezza. Eravamo una squadra interessante con tanti giovani come Pippo Inzaghi. Ho un ricordo piacevole specialmente del gruppo. Ci trovavamo sempre insieme. Un mondo diverso rispetto a quello attuale, in cui c’è troppa tecnologia e il dialogo è quasi impossibile”.

"Da allenatore, c’è un tecnico a cui si ispira nel suo credo calcistico?

"“Un allenatore dev’essere sé stesso ed esprimere un suo concetto di gioco. Personalmente mi ritrovo in Simeone con un gioco verticale. Mi piace maggiormente la ricerca della rete. Il possesso palla fine a se stesso non mi interessa e credo che sia praticamente impossibile riproporre il tiki taka del Barcellona di Guardiola. Servono gli interpreti giusti”.

"Suo figlio Riccardo ha intrapreso la carriera da calciatore e milita nelle giovanili della Fiorentina. Le piacerebbe allenarlo un giorno?

"“Non è facile allenare un figlio. È una grande responsabilità e va gestito anche uno spogliatoio in cui certe scelte potrebbero non risultare gradite. Non nascondo che mi piacerebbe molto…”.