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Torricelli a ISP: “Alla Juve serve tempo ma più forte di Inter e Napoli. Incantato dalla Dea”

L'ex difensore si sofferma sul momento del nostro campionato

Redazione ITASportPress

È la Serie A degli attaccanti e delle piogge di gol. Tempi duri per portieri e difensori, anche se un giocatore solido ed arcigno come lui farebbe comodo a diverse squadre. Moreno Torricelli sorride di fronte all’idea fantascientifica di potersi confrontare con i bomber attuali, anche se l’ex centrale difensivo di Juventus e Fiorentina, campione d’Europa e del mondo con i bianconeri, non nasconde un piccolo desiderio suggestivo ai microfoni di Itasportpress: “Adesso come adesso, per non fare torto alle mie due ex squadre, se mi si chiedesse di scendere in campo per un club, mi piacerebbe giocare nell’Atalanta. Bergamo e la Dea devono essere un esempio per tutti per il senso di appartenenza”.

Cosa le piace dei nerazzurri?

“Ci si identifica moltissimo nel progetto. Questo dev’essere un esempio per squadre minori dove si fa il conto con il lato economico. A Bergamo si riesce a lavorare per portare a casa risultati importanti. Speriamo che in Champions possa fare bene. Purtroppo non ci si aspettava un avvio simile. La Dinamo Zagabria era la squadra più abbordabile, ma, una volta pagato lo scotto iniziale, l’Atalanta potrà tenere alto il blasone dell’Italia in Champions”.

Parliamo di una sua ex squadra: la Juventus. Gli uomini di Maurizio Sarri sembrano alternare alti e bassi.

“Credo sia un periodo di cambiamento di mentalità. Il gioco di Massimiliano Allegri era diverso dalla filosofia di Sarri. Ora bisogna assimilare tutto. Ci stanno questi alti e bassi, anche all’interno della stessa partita. Bisognerà aumentare questa intensità perché andando avanti si entrerà nella fase saliente della stagione”.

Insomma la discontinuità non deve preoccupare.

“In questo periodo non si è al 100%, è normale che ci siano alti e bassi. Inoltre la nuova filosofia di gioco non aiuta. Credo sia fisiologico. A sprazzi vediamo una grande Juve. Peccato contro l’Atletico per le disattenzioni difensive…”.

A proposito di difesa, il reparto arretrato sembra quello maggiormente in crisi: colpa dell’assenza di Giorgio Chiellini o del nuovo assetto di Sarri?

“Chiellini lo conosciamo tutti, ma credo che il problema principale non sia la sua assenza. La Juve ha difensori validi che lo possono sostituire egregiamente. La difficoltà della fase difensiva è dovuta a dei centrocampisti più tecnici e meno propensi alla copertura. Solo Blaise Matuidi può portare quel pressing per la fase difensiva. Quando non si pressa con tutti gli uomini si rischiano imbarcate”.

Matthjis De Ligt non sta incantando. Si sarebbe aspettato queste difficoltà al momento del suo acquisto?

“Me lo aspettavo anche se ha enormi qualità. Potenzialmente sarà uno dei più forti al mondo, ma venendo alla Juventus si deve misurare con metodi di lavoro nuovi. Lui è cresciuto nell’Ajax e sappiamo qual è la filosofia che c’è lì. Sapevo che avrebbe dovuto abituarsi. Quando una squadra ha delle difficoltà, le qualità del giocatore non sempre emergono”.

L’Inter di Antonio Conte non smette di volare alto: si immaginava un impatto simile sul mondo nerazzurro da parte del suo ex compagno di squadra?

“Antonio è maniacale. Sicuramente lo era da giocatore a livello personale. Caratterialmente, le caratteristiche erano quelle. In campo non mollava mai. Da allenatore sta portando avanti le proprie idee. È bravo ad essere incisivo sulla squadra. Vedremo se l’Inter riuscirà a reggere questo ritmo per il resto della stagione”.

Crede che il gap di Inter e Napoli rispetto alla Juventus si sia ridotto?

“Ritengo la Juve ancora uno scalino superiore a Inter e Napoli. Chiaramente questo non vuol dire niente perché bisogna conquistare tutti i punti a disposizione. Sicuramente penso che la differenza tra Juve e altre squadre si sia assottigliata. Il passaggio ad un nuovo allenatore da parte dei bianconeri ed il tempo necessario per assimilare la sua filosofia può permettere alle inseguitrici di ridurre la distanza”.

La Serie A è diventata il regno degli attaccanti nonostante la fama di campionato per difensori. Che sta succedendo?

“In Serie A da qualche anno si sta verificando un cambio epocale con squadre che giocano a viso aperto ed iniziano l’azione dal basso. In questo modo aumenta anche il numero di gol. Le nuove regole complicano la vita ai difensori che faticano nel loro lavoro. Prima c’era più contatto fisico. Rimango dell’idea che la squadra con la difesa meno battuta sia la candidata principale al titolo. Il reparto arretrato resta un fattore determinante”.

Ha collaborato Federico Mariani