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ESCLUSIVA – CASO CATANIA, Pelucchi (Gazzetta): “Situazione per gli etnei non è cambiata. Ipotesi Lega Pro con penalità . E sul patteggiamento…”

Mercoledì scorso con i deferimenti della Procura Federale si è chiusa la prima parte del ‘caso Catania’ che sta tenendo con il fiato sospeso i tifosi rossazzurri. Si prospettano altri giorni ‘caldi’ con il dibattimento...

Redazione ITASportPress

Mercoledì scorso con i deferimenti della Procura Federale si è chiusa la prima parte del 'caso Catania' che sta tenendo con il fiato sospeso i tifosi rossazzurri. Si prospettano altri giorni 'caldi' con il dibattimento previsto per martedì prossimo alle 10 a Roma presso un noto hotel della Capitale. Sono anche i giorni di indiscrezioni, spifferi 'dal Palazzo' e non è facile capire quale potrà essere il futuro della squadra rossazzurra.

Ai microfoni di 'ItaSportPress', il giornalista de 'La Gazzetta dello Sport', Roberto Pelucchi, che sta seguendo da vicino la vicenda. analizza i possibili sviluppi. 

Allo stato attuale cosa rischia il Catania? La sua posizione non è cambiata di un millimetro rispetto a qualche giorno fa, anche se - a quanto pare - l’ex presidente Pulvirenti ha collaborato in modo importante con il procuratore federale Palazzi, dicendo più cose di quelle dette in ambito penale.

Il rischio Serie D è concreto? Sì, perché stiamo comunque parlando di una squadra che ha comprato almeno cinque partite per evitare di retrocedere in Lega Pro. Per Calciopoli, nel 2006, inizialmente si era ipotizzato per la Juve la discesa in terza serie, alla fine di tutti i gradi di giudizio si arrivò a una Serie B con 9 punti di penalizzazione (ma in primo grado erano stati 30). Secondo me non si andrà molto lontani con il Catania, alla fine ci sarà una Lega Pro con un po’ di punti di penalizzazione. Tanti o pochi lo vedremo.

L'ipotesi “patteggiamento” è valida e soprattutto contemplata dal regolamento sportivo?L’illecito sportivo non si poteva patteggiare con il vecchio codice di giustizia sportiva e neppure con il nuovo (il minimo della pena era ed è tre anni di squalifica per i tesserati). Ma con il primo calcioscommesse del 2011, per favorire le confessioni degli indagati, si è sfruttato l’articolo 24 della collaborazione. Se uno dava informazioni sconosciute agli inquirenti, o permetteva di scoprire altri tesserati coinvolti nelle combine, si applicava l’articolo 24 e si andava al patteggiamento. A un certo punto si è permesso addirittura alle società di patteggiare anche senza il patteggiamento del tesserato coinvolto (come nel caso Guberti per Bari-Sampdoria, ndr)

Quindi, tenendo conto che Pulvirenti ha collaborato, sia lui sia il Catania potrebbero sfruttare l’articolo 24?Sulla carta sì, ma questo è il primo maxi-processo con il nuovo codice ed è tutto da vedere. Anche perché le novità introdotte allungano tremendamente i tempi del processo per chi patteggia. L’articolo 32 prevede infatti che la proposta di accordo venga trasmessa al Procuratore generale del Coni, che lo deve esaminare, ma nel frattempo il procedimento si deve interrompere. Si capisce bene che se per ogni richiesta di patteggiamento il processo si deve bloccare, non si riuscirà mai a concluderlo in tempo per l’inizio dei campionati. Purtroppo il nuovo codice di giustizia sportiva, invece di semplificare le procedure e abbreviare i termini, ha complicato le une e allungato gli altri. Lo sanno bene gli avvocati che nell’ultimo anno si sono ritrovati a sostenere procedimenti per azioni disciplinari anche di poco conto. A quanto pare la Procura federale ha studiato un modo per aggirare questo ostacolo nel caso del calcioscommesse, ma capiremo qualcosa di più soltanto l’11 agosto, quando partirà il processo per il filone di Catania.

Non vi è traccia di un pagamento effettuato da parte di Pulvirenti o altri nei confronti di questi giocatori. Può essere un punto a favore della difesa?Direi di no. Pulvirenti ha confessato di aver speso 100 mila euro per ogni partita comprata, basta questo. Semmai sarebbe curioso capire in quali tasche sono finiti tutti questi denari. Ma scoprirlo è compito della Procura di Catania.

Perché nei deferimenti di Palazzi non ci sono né le squadre né i giocatori coinvolti nell'indagine di Catania? Perché la Procura federale ritiene che, con un maxi-processo che comprendesse tutti gli indagati. i campionati non sarebbero mai partiti a settembre e, forse, neppure in dicembre. Perciò ha preferito mandare subito a giudizio le situazioni più gravi con le responsabilità dirette dei club, che possono portare alla retrocessione. Una scelta comprensibile, che però è quasi un’anticipazione delle sentenze, perché è l’accusa (ossia la Procura federale) e non i giudici che decide che una squadra con la responsabilità oggettiva non possa perdere la categoria, ma sia penalizzata nel campionato successivo. E l’afflittività della pena dove è andata a finire? Per assurdo, una società che durante un campionato sta per retrocedere può comprare le ultime partite che le servono per salvarsi - stando bene attenta a non mettere di mezzo il presidente o il legale rappresentante - sapendo che anche se venisse scoperta sarebbe soltanto penalizzata nella stagione successiva. Una cosa inaccettabile.

Ci sono già casi concreti attualmente?C’è quello della Pro Patria, retrocessa nei dilettanti dopo il playout con il Lumezzane. Se la Torres, che ha la responsabilità diretta, fosse spedita all’ultimo posto della classifica del girone A di Lega Pro per il campionato 2014-15, la prima squadra ad avere diritto alla riammissione sarebbe proprio la Pro Patria, che però è coinvolta nello stesso calcioscommesse. La sua posizione è stata stralciata e rinviata perché ha solo la responsabilità oggettiva. Ma la squadra lombarda ha sei tesserati coinvolti, accusati di avere combinato almeno 5 partite. Ecco l’assurdità della cosa: la Pro Patria, che è sub-judice anche come iscrizione alla Serie D, potrebbe ritrovarsi in Lega Pro per poi essere pesantemente penalizzata durante la stagione e il girone A sarebbe falsato.

Non è una situazione paradossale? E’ lo specchio del Paese. C’è sempre la sensazione che il più onesto sia anche il più fesso e che i furbi vincano sempre. Forse è per questo che le società (tranne rarissimi casi, come il Bassano di Renzo Rosso) non hanno nulla da dire. Anzi. Se si è arrivati a questo punto è proprio perché attraverso le leghe hanno fatto una guerra spietata alla responsabilità oggettiva. Che, in alcuni casi, poteva anche essere troppo penalizzante (vedi il caso della Cremonese, che fece partire il primo calcioscommesse con le sue denunce e venne penalizzata di 6 punti), ma che adesso sta assumendo i contorni della barzelletta.