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Italia, contro l’Inghilterra al ballo dei debuttanti

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Domani la partenza per Wolverhampton, dove sabato la Nazionale affronterà l’Inghilterra undici mesi dopo la finale dell’Europeo. A Coverciano le conferenze stampa dei quattro Azzurri. Intanto Biraghi, indisponibile per le prossime gare, ha...

Redazione ITASportPress

Ultimo allenamento nel pomeriggio a Coverciano per la Nazionale, che domani mattina partirà alla volta di Wolverhampton alla vigilia del terzo match di Nations League con l’Inghilterra. Una sfida che arriva undici mesi esatti dopo la finale dell’Europeo, quando a Wembley gli Azzurri si imposero ai rigori e tornarono a Roma con la Coppa. Stavolta non ci sarà nessun trofeo in palio, ma solo tre punti utili per la classifica del Gruppo 3 di Nations League, che dopo il successo sull’Ungheria vede l’Italia in testa e la nazionale di Southgate fanalino di coda del girone con un solo punto, conquistato nel finale di gara con la Germania grazie al rigore trasformato dal solito Harry Kane.

Con diversi Azzurri tornati a casa, da Insigne a Jorginho, da Bonucci a Belotti, fino all’ultima defezione di oggi di Cristiano Biraghi, è una Nazionale giovane e ambiziosa quella al lavoro al Centro Tecnico Federale, dove in sala stampa si sono presentati Gatti, Scalvini, Esposito e Cancellieri. Due difensori (Gatti e Scalvini), un centrocampista (Esposito) e un attaccante (Cancellieri) che vogliono ripagare la fiducia di Roberto Mancini e che sperano di tornare a Coverciano per tanti anni ancora. L’unico tra loro ad essersi tolto la soddisfazione di esordire in Nazionale è Matteo Cancellieri, entrato in campo nel finale del match di sabato scorso con la Germania: “L’esordio è stata un’emozione assurda – dichiara l’attaccante romano classe 2002 – sono partito dallo stage con oltre 50 ragazzi e poi mi sono trovato in campo. È stato incredibile. Il mister ha avuto il coraggio di lanciare i giovani e spero che con questo esempio possa cambiare qualcosa. Questo è un trampolino, una vetrina, far bene qui è un grande punto di partenza”.

A Verona ha faticato a trovare spazio, complice anche un modulo, il 3-5-2, che lo ha un po’ penalizzato: “Il fatto di essermi dovuto adattare a un ruolo che non è il mio sicuramente mi ha aiutato, giocando in un centrocampo a cinque ho imparato cose nuove. Poi certo hanno giocato di più calciatori che erano più esperti. È stato il mio primo anno in Serie A e venivo da una Primavera. Ho fatto 11 anni di giovanili a Roma, poi uno a Verona e poi un altro in prima squadra. Sono contento di quanto sono riuscito a fare, naturalmente spero di giocare sempre di più, quello che ho fatto quest'anno spero di ripeterlo il prossimo anno giocando più partite”.

Dopo aver esordito in Serie A lo scorso ottobre, Giorgio Scalvini si è ritagliato un ruolo sempre più centrale nell’Atalanta di Gasperini, dove è stato impiegato all’occorrenza anche a centrocampo. Classe 2003, ha un fisico imponente (è alto 1.94) e un piede educato e a qualcuno ricorda un altro giovane azzurro cresciuto a Bergamo, quell’Alessandro Bastoni suo compagno ora in Nazionale: “Aver avuto la possibilità di giocare con continuità nella seconda parte di stagione è stato molto importante, mi ha fatto capire il livello, il ritmo e l'intensità. È una grandissima emozione essere qui. Quest'anno il mister mi ha fatto giocare sia difensore che centrocampista e mi trovo bene in entrambi i ruoli. Mi sento più difensore, ma mi piace giocare anche in mezzo al campo”. E a centrocampo lo vedono bene sia Gasperini che Mancini: “Sì, me lo hanno detto leggendo anche i dati. Il Ct non ha paura di far giocare i giovani e ci dà spazio. Quello che mi ha colpito è che, in ogni allenamento, ci ha sempre coinvolto e fin da subito ci ha detto che siamo i difensori del futuro, ma possiamo esserlo anche del presente”. Con Gnonto si è sottoposto al rito di iniziazione per i nuovi convocati cantando ‘Musica leggerissima’, il brano portato un anno a Sanremo da Colapesce e Dimartino: “Con Willy ci conosciamo da quando abbiamo 10 anni, sono stato molto felice per il suo esordio”.

Deve ancora esordire in Serie A Federico Gatti, ma sogna di debuttare prima in Nazionale come successo martedì a Cesena al suo compagno di club Alessio Zerbin. Acquistato dalla Juventus dopo una stagione esaltante al Frosinone, anche lui come Scalvini ha fisicità (è alto 1.90) e piedi educati grazie ad un passato da centrocampista. È abituato a lavorare duro Gatti, che solo sei anni fa si svegliava alle quattro di mattina per andare ai mercati generali e che ha un passato anche come muratore e serramentista. Se Scalvini viene paragonato a Bastoni, lui è chiamato a raccogliere alla Juventus e in Nazionale l’eredità di un certo Giorgio Chiellini: “Per essere qui ho fatto tanti sacrifici - conferma - e non li dimenticherò mai. Ho fatto un po' di tutto, poi per fortuna con il calcio è andata bene. Per me è stata una stagione importantissima, qui mi alleno con giocatori con esperienza internazionale ed è un’emozione unica. Mi sono servite tanto queste settimane di lavoro per assaggiare la Serie A, intensità e velocità cambiano tantissimo. C'è molta più qualità: farò di tutto per farmi trovare pronto”. E per farsi trovare pronto da Mancini: “Ha quella spensieratezza di buttarti dentro senza mille pensieri, è fondamentale per un giovane”.

Sebastiano Esposito ha il calcio nel sangue. Suo padre Agostino ha giocato nella Juve Stabia, mentre suo fratello Sebastiano, in forza al Basilea, in questi giorni è in ritiro con la Nazionale Under 21 e anche l’altro fratellino, Francesco Pio, milita nelle giovanili dell’Inter. “Abbiamo avuto la fortuna di avere un campetto sotto casa e questo ci ha aiutato molto. Chi è il più forte tra di noi? Quello piccolo, si dice sempre quello piccolo…”. Il centrocampista classe 2000 della Spal, che si ispira da sempre a Daniele De Rossi, ha preferito andare a farsi le ossa in Serie C anziché giocare in Primavera: “Sentivo l'esigenza di andare a giocare imparando il sacrificio e il lavoro quotidiano. Nelle Primavere sei più coccolato, mentre andando fuori ti costruisci un’esperienza diversa, molto formativa”. E adesso è arrivato in Nazionale, dove può studiare da vicino quei campioni che fino a poco tempo fa ammirava in Tv: “Nei primi due giorni ho visto Jorginho, che è un giocatore formidabile, così come Cristante e gli altri centrocampisti. Per me stare a Coverciano è motivo di orgoglio, voglio imparare da questi giocatori qui. Spero nell'esordio, sarei nel caso il più felice del mondo, ma non mi aspetto nulla”. E intanto ringrazia Mancini: “Siamo fortunati ad avere un Ct come lui, è l'unico ad aver messo gli occhi sui giovani in questo modo e questa cosa può far suonare un campanello d'allarme perché sono davvero pochi i giovani che giocano in Serie A. La cosa più importante per un giovane è la fiducia, il fatto di poter sbagliare è fondamentale”.

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