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Vardy: “La vodka rallentava la mia guarigione. Ero disperato, quello che guadagnavo lo spendevo in drink”

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"Credo che la disciplina dell'esercito mi avrebbe fatto bene"

Redazione ITASportPress

Nell'autobiografia "From Nowhere, My Story", Jamie Vardy, attaccante inglese del Leicester City, analizza anche i momenti difficili della sua vita, come quando la sua carriera calcistica stentava a decollare e lui aveva dovuto cercarsi anche un altro lavoro. Nove anni fa aveva provato ad entrare nell'esercito, ma è stato rispedito a casa perché ha confessato un precedente penale per una rissa in un nightclub: "Credo che la disciplina dell'esercito mi avrebbe fatto bene. Sta di fatto che ero disperato, accettai un lavoro come aiuto falegname, quel che guadagnavo me lo spendevo in drink ed ero felice. Al Leicester le cose erano cominciate bene, avevo subito segnato un paio di goal nelle prime partite, poi però mi sono infortunato a una gamba. Stare fermo era dura, ma a casa avevo un bottiglione di vodka da tre litri. Mi piaceva diluirla poco alla volta nelle Skittles, quelle caramelline alla frutta di colori diversi: era una vera delizia. Un giorno il nostro fisioterapista, Dave Rennie, mi prende da parte e mi dice che ha visto degli strappi gravi guarire più velocemente rispetto al mio lieve infortunio e mi dice: 'Ma tu che cosa fai a casa?'. E io: 'Niente di diverso da prima', e gli racconto della vodka e delle Skittles. Dave c'è rimasto secco. Così ha cominciato a spiegarmi che l'alcol bloccava il recupero della mia gamba".