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Catania all’asta -7: ecco perchè negli Stati Uniti nessuno è interessato al club

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Il club etneo non riesce a trovare un investitore americano nonostante quasi tutto il calcio italiano è passato nelle mani di fondi e imprenditori a stelle e strisce

Redazione ITASportPress

Quando i conti sono ok e i debiti virtuosi, gli investitori arrivano da tutte le parti del mondo e in particolare dagli Stati Uniti. Pochi giorni fa l’Atalanta è stata acquistata da una cordata di imprenditori a stelle e strisce capeggiata da Stephen Pagliuca. Acquisito il 55% delle azioni della controllante Dea, con una quota molto alta, cioè il restante 45% rimasto in mano alla famiglia Percassi rimasta al vertice dirigenziale in una governance paritetica in cui Pagliuca assumerà il ruolo di co-chairman. L’Atalanta è un club modello, di certo il più profittevole della Serie A, e in questi anni, mentre il sistema calcio in Italia si avvitava in una crisi sportiva ed economica, è andato controcorrente dando prova di resilienza anche al tempo della pandemia. 

CATANIA - Fatta questa premessa e guardando con la lente di ingrandimento la vicenda del Catania, viene da chiedersi come mai nessun investitore americano si è finora interessato al club etneo. La risposta l'abbiamo trovata. Prima va fatta questa premessa: gli investitori americani vengono attratti dalla notevole marginalità del business e così l’impegno di chi subentra non è assorbito dal ripianamento delle perdite, ma può focalizzarsi su risorse e progetti per un ulteriore sviluppo.

IL "SALVATORE" - Al capezzale di un Catania moribondo e azzoppato dai debiti, l’americano interessato c'era. Si trattava, come tutti sanno ormai da tempo, di Joe Tacopina, un investitore che ha messo nel mese di marzo dello scorso anno ben 600 mila euro per consentire il pagamento di alcuni debiti in attesa di acquisire il club etneo pochi giorni dopo. Quale investitore metterebbe dei soldi in un business così rischioso? Ma Tacopina lo ha fatto desideroso di ricostruire il club etneo e spinto dalla passione per la sua Sicilia. Era l’unica àncora di salvezza Joe, ma dopo una lunga ed estenuante trattativa, con tanto di contratto preliminare d'acquisto firmato e poi stracciato, l'avvocato italo-americano si è stufato dell'interminabile tira e molla con la SIGI (la holding proprietaria del club) virando su Ferrara, dove evidentemente non avrà trovato il fascino della Catania barocca ma sicuramente dirigenti più seri e trasparenti. Le responsabilità di questo funesto esito dell’operazione Tacopina, è della SIGI che ha spinto il Catania nell’abisso di un fallimento storico dopo 75 anni di storia.

DANNO IMMAGINE - Al danno anche la beffa. Si perchè il danno d’immagine perpetrato ai danni del Catania Calcio è stato enorme. L'operazione con Tacopina andata male sia dal punto di vista contabile che di immagine, ha fatto il giro del globo visto che nel mondo della comunicazione globale, un battito d'ali ad Aci Castello ha effetti immediati anche in Cina pochi minuti dopo. Da quanto appreso da Itasportpress.it, la vicenda Tacopina ha trovato spazio nei giornali americani ma soprattutto negli uffici newyorkesi di facoltosi imprenditori a stelle e strisce. E' stato evidenziato in USA che per la prima volta un investitore americano ci ha rimesso dei soldi senza diventare mai il proprietario del club né tantomeno aver avuto la possibilità di incidere nei processi decisionali. In America non concepiscono due cose: la bugia e la furberia. Ecco perchè negli Stati Uniti non c’è più nessuno interessato al Catania. Grazie SIGI per aver fatto fallire il Catania due volte. 

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