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MILAN, Bacca e l’umiltà  a peso d’oro

Nello sport, come nella vita, c’è sempre un filo, nemmeno poi così sottile, che unisce la storia di un atleta ai suoi successi personali: Carlos Arturo Bacca Ahumada, nuovo centravanti del Milan, ne è un esempio più che lampante. El peluca...

Redazione ITASportPress

Nello sport, come nella vita, c’è sempre un filo, nemmeno poi così sottile, che unisce la storia di un atleta ai suoi successi personali: Carlos Arturo Bacca Ahumada, nuovo centravanti del Milan, ne è un esempio più che lampante.

El peluca (il parrucchino) nasce a Barranquilla, Colombia, l’8 Settembre 1986, da una famiglia di lavoratori, guidata da forti valori religiosi. Da giovane, Carlos, non immagina nemmeno di poter diventare uno dei centravanti più prolifici attualmente in circolazione: il padre Gilberto di mestiere fa il pescatore vicino al Porto Colombia, supportato proprio dal figlio, il quale contemporaneamente lavora come controllore degli autobus locali; fino al 2009, infatti, il calcio sarà soltanto una passione per il colombiano, un sogno coltivato la sera, dopo il lavoro, allenandosi intensamente nei campi del Junior de Barranquilla. Una carriera iniziata, dunque, un po’ in ritardo: proseguita nel Bruges e coronata a Siviglia, dove l’attaccante diventerà assoluto protagonista anche in campo europeo.

UN VERO NUEVE Buona tecnica, praticamente ambidestro, scaltrissimo negli ultimi metri, con una notevolissima capacità di attaccare la profondità ed abile nel gioco aereo: Bacca è un profilo estremamente moderno, portatore, però, di talune caratteristiche che ne fanno quasi un ibrido tra il centravanti nuovo stampo e l’opportunista vintage mai veramente tramontato nel cuore della gente. Negli ultimi due anni - come brillantemente evidenziato dalla Gazzetta dello Sport - i numeri del colombiano sono impressionanti: i dati parlano, infatti, del 34% come percentuale realizzativa (un tiro su 3, in pratica, è gol).

I DUBBI Nonostante tutto ciò, i 30 milioni pagati dal Milan per strapparlo al Siviglia continuano a far storcere il naso a parte della critica e della tifoseria. Le problematiche da affrontare sono, sostanzialmente, tre: una tecnica, una legata all’immagine ed una economica. Partendo dalla seconda, è chiaro che siamo di fronte ad un soggetto estremamente pratico, dal profilo basso: un lavoratore, un tipo al quale non interessa più di tanto apparire ( in campo, così come fuori). El peluca, infatti, è un goleador che gode intrinsecamente di un richiamo mediatico inferiore rispetto ad altri suoi colleghi lì davanti, incluso il connazionale Jackson Martinez (suo predecessore all’interno dei sogni rossoneri); tutto ciò nel calcio di oggi potrebbe essere un limite nel momento in cui si vanno a varcare le porte dei club europei maggiormente importanti, i quali fanno del merchandising un importantissima fonte di ricavi. Il Milan, tuttavia, sta attraversando un momento molto particolare, un periodo in cui l’immagine e la credibilità del club è stata danneggiata anche (e soprattutto) dalla stravaganza dei propri tesserati: capigliature improbabili, sceneggiate dentro e fuori dal campo, tatuaggi, discoteche; tutto, all’infuori di un immagine di totale dedizione al lavoro settimanale ( ed alle rinunce che inevitabilmente esso comporta), la quale è, anzi, indiscutibilmente stata una delle mancanze della squadra nelle ultime stagioni. Chissà, allora, che Bacca, con la sua applicazione ed il suo spirito di sacrificio, non possa essere il profilo giusto per i rossoneri dentro e fuori dal campo, garantendo gol e continuità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

UN RAPACE, NON UN SOLITARIO Dal punto di vista tecnico, tuttavia, sono doverose delle riflessioni: le perplessità (che esistono e sono doverose) non riguardano tanto il valore del giocatore, quanto piuttosto la tipologia di centravanti che gioverebbe al Milan in questo momento storico. Siamo di fronte, infatti, ad un talento possessore di un purissimo fiuto del gol ma che, altrettanto chiaramente, non rappresenta certamente uno di quei giocatori offensivi autosufficienti (in grado, cioè, di garantire l’intera efficienza di un reparto): Carlos è un attaccante necessariamente da sistema, un giocatore che necessita di un gioco alle spalle, più o meno corale, per potersi esprimere al meglio. Il Milan, dunque, se vorrà far fruttare il suo investimento offensivo, dovrà esser in grado di proporre una mole di gioco idonea, un qualcosa di totalmente differente da quella recente espressione di calcio in grado di polverizzare le performance degli ultimi numeri 9 rossoneri. Tutto ciò sarebbe, ovviamente, tutt’altro che un male: è auspicabile, infatti, che il salto di qualità nella manovra rossonera ci sia; il rischio, tuttavia, in sua assenza, è che Bacca debba comportarsi come Ibra, diventando lo schema di un Milan che non c’è (e questo, a meno di clamorose sorprese, il colombiano non potrà farlo).

GOL A PESO D’ORO Da un punto di vista economico rimane innegabile che il ventottenne nativo di Barranquilla sia stato pagato tanto ( praticamente poco più un milione per ogni suo anno di età ): un investimento criticabile e criticato dai più. Doveroso sembra, tuttavia, all’interno di questo mercato impazzito ed improvvisamente irrazionale, prendere le distanze dalla malsana tendenza di fare oltremodo i conti in tasca ai club, dalle valutazioni economiche astratte, effettuate in linea strettamente teorica. Ad oggi, infatti, è fondamentale rapportare il prezzo d’acquisto a tre elementi importanti, al fine di comprenderne l’effettiva opportunità: il budget complessivo a disposizione dell’acquirente, le sue esigenze storico-tecniche al momento dell’acquisto e l’opportunità, a parità di prezzo, di reperire un'uguale garanzia (in questo caso di gol) sul mercato. Ragionando in questo modo potremmo riuscire anche a comprendere ed avvallare l’acquisto di Carlos Bacca, mantenendo, però, qualche riserva legata all’età ed al prezzo che soltanto il campo, con tutta la sua insindacabile chiarezza, potrà sciogliere. Una cosa è certa: infondo, per uno che tempo fa poteva soltanto sognare di dividere la critica calcistica italiana ed internazionale, potrà esser un grande onore smentirla, con lo stesso ardore con il quale, in questi anni, ha saputo conquistarla.

“Da piccolo ero bravo, ma non mi fidavo molto del calcio.Mi chiedeva grandissimi sacrifici ed io non ero sicuro che potesse darmi un’opportunità reale di vita. Poi arrivo l’esordio ufficiale tra i professionisti: la gente mi fischiava, solo perché non mi conosceva. A quel punto entrai, feci due gol e la mia vita cambiò, per sempre.” Carlos Bacca