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SERIE A, si torna a spendere: i conti del calciomercato mondiale

Per anni la Serie A italiana ha subito l’avanzare dei mercati esteri: da quello tedesco a quello francese, passando per lo strapotere della Premier inglese e la disponibilità finanziaria (coperta dalle banche) dei top team spagnoli. Nel...

Redazione ITASportPress

Per anni la Serie A italiana ha subito l'avanzare dei mercati esteri: da quello tedesco a quello francese, passando per lo strapotere della Premier inglese e la disponibilità finanziaria (coperta dalle banche) dei top team spagnoli. Nel corso di questa torrida estate di calciomercato, tuttavia, siamo testimoni di una risalita potente e prepotente dei club italiani: il Milan grazie al nuovo aumento di capitale finanziato (al momento) dal solo Berlusconi, l'Inter grazie alle spericolate manovre di Thohir, la Juventus per via del successo nazionale ed internazionale dell'ultimo ciclo vincente. Le 3 "big" del Nord sono tornate a ruggire in sincrono, mentre Napoli, Roma e Fiorentina - che avevano ultimamente guadagnato terreno - sono scivolate di nuovo un po' più indietro sul fronte mercato. In ogni caso, la grande disponibilità finanziaria che i nostri club stanno sbandierando sul mercato porta la Serie A di nuovo a contatto con le migliori leghe del mondo.

GRANDI SPESE - La massima divisione italiana, infatti, è (dopo la Liga BBVA) il campionato più spendaccione del mondo: ben 216 milioni spesi finora, senza essere nemmeno ad un terzo dell'ampiezza della finestra di calciomercato estiva. Di più ha speso, appunto, solo la prima divisione spagnola (237 milioni), mentre Premier League inglese e Bundesliga seguono al 3° e 4° posto, rispettivamente con 188 e 161 milioni. La "spettacolare" Ligue 1 che in passato ha terrorizzato tutti sul mercato al momento è ferma al palo, con soli 44 milioni di movimenti.

E IL SALDO? - Altro dato da considerare è però il saldo, e non il totale contabile, del calciomercato: ovvero, nel caso in cui un club italiano compri sul mercato interno (un affare tra Juventus e Sassuolo, o tra Milan e Roma) il saldo totale del campionato non varia; va invece in negativo se si "importa" talento dall'estero (l'affare Mandzukic, ad esempio, o l'acquisto di Kondogbia); e si impenna in positivo se - come accadeva spesso in passato - un giocatore della Serie A si sposta all'estero (vedi la cessione di Obiang al West Ham). Date queste coordinate per assodate, è chiaro che un mercato può definirsi stabile se il saldo è moderatamente in negativo: ovvero, se esiste un solido mercato interno, rimpinguato (per così dire) da occasionali investimenti all'estero. In questo senso, l'Italia è una buona via di mezzo, mentre Liga e Premier si mostrano cannibali ed esterofile, mentre Bundesliga e Ligue 1 vendono all'estero e comprano solo sul mercato interno. Se questo porterà buoni frutti, lo vedremo nei prossimi 2-3 anni di calcio internazionale: al momento, la cronaca dice soltanto: bentornata, Serie A!

(elaborazione classifica: Transfermarkt.it)