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Bundesliga, fissate linee guida per nuova stagione mentre in Serie A attendono…settembre

Getty Images

Come al solito il calcio viaggia a due velocità

Redazione ITASportPress

Il calcio non è solo una partita che dura 90'. Serve organizzazione, programmazione specie in questo momento di grandi novità imposte dal Covid-19 in misura di sicurezza. In Italia non si hanno le idee ben chiare e si naviga a vista su come ripartire a settembre mentre in Germania si sono (come al solito) portati avanti. L'esperto avvocato di diritto sportivo Cesare di Cintio a riguardo ha condiviso il suo pensiero sul proprio profilo Facebook: "Mentre in Italia Gravina lancia un monito sull'inapplicabilità dei protocolli (in parte per i professionisti e in toto per i dilettanti) in vista della prossima stagione, in Germania si sono già portati avanti. La Bundesliga ricomincerà il 18 settembre e le linee guida sono già fissate e sottoposte al vaglio del Ministero della Sanità. No trasferte per i tifosi, no vendita di bibite, protocolli rigidi da attuare e stadi che potranno parzialmente riaprire. Ancora una volta la Germania funge da traino e da esempio (con le linee che riguarderanno anche le attività del movimento giovanile e femminile). Intanto noi attendiamo settembre, quando arriveranno, in ritardo, le direttive in vista di un campionato che riprenderà soltanto due settimane dopo. Modi di fare, pensare e progettare distanti anni luce".

 Castellacci (Getty Images)

I DUBBI DI CASTELLACCI

Il presidente dei Medici del Calcio e storico medico della Nazionale, dott. Castellacci a #SportLabLive, format web di sport-lab.it, ha ammesso di recente come sia problematico andare avanti con l’attuale protocollo, stilato in emergenza e in cui si prevede di fare tamponi ogni 4 giorni: sarebbe estremamente traumatico per i calciatori dal punto di vista fisico ed economico per le società. E' estremamente importante arrivare a settembre con le regole già definite.

Tecnicamente perché il protocollo attuale è inapplicabile?

I calciatori fanno i tamponi ogni quattro giorni e i test sierologici e questo è certamente traumatizzante sia a livello nasale che a livello oro-faringeo. Farlo una volta ogni tanto può andare, ma farlo, a 50 persone ogni quattro giorni, essendo un test comunque invasivo, può essere un problema dal punto di vista medico: se c’è la necessità si fa, altrimenti sarebbe assurdo. Poi, fare tamponi per un intero campionato pensate a quanto costerebbe ad una società…

LE PROPOSTE DI CASTELLACCI E IL NUOVO PROTOCOLLO

Bisogna tenere d’occhio la curva del contagio, perché se la contagiosità rallentasse cambierebbe anche il modo di impostare i controlli: servono protocolli elastici impostati per tempo, in modo da non farci trovare – come spesso accade – impreparati. Ci si deve mettere al tavolino e decidere: se il contagio è sotto al livello 1 si usa questo tipo di protocollo, sotto al livello 2 quest’altro e così via. Non si può fare un protocollo unico per il periodo da settembre in poi non sapendo a che punto sarà il contagio.

Cosa propongono i Medici del Calcio, associazione di cui lei è presidente?

Chiedono molta chiarezza e di venire interpellati in modo da poter dare la loro opinione che, di fatto, è fondamentale essendo una questione medica. Poi, chiediamo anche che vengano date le giuste attenzioni anche alla Serie B e alla Serie C, vista la differenza con la Serie A: speriamo di non avere le stesse problematiche avute nei mesi di precedenza, quando il tutto era stato equiparato…

Può fornirci un bilancio di questa Serie A in emergenza?

Secondo me è stato gestito male l’inizio con la stesura dei protocolli, ma alla fine si è trovato un giusto equilibrio. Fortunatamente l’accordo sulla regola sulla quarantena soft ha permesso – vedi il caso del Parma – di finire il campionato. Alla fine ripartire è stato soddisfacente, vederlo finire ancora di più.

Dal punto di vista medico quanto è forte l’ipotesi di riaprire gli stadi ai tifosi a settembre?

Non c’è alcun dubbio: secondo me bisogna riaprire gli stadi agli spettatori. Se ci fosse la razionalità e il buon senso giusto perché non far venire agli stadi i tifosi come si fa con gli altri luoghi di aggregazione?!