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Collovati a ISP: “In campo ad agosto ma campionato falsato. Prevedo lungo tempo a porte chiuse”

L'ex giocatore di Inter e Milan ha parlato ai nostri microfoni della ripresa della stagione di Serie A

Redazione ITASportPress

Di Andrea Medda 

La Serie A pensa a riaprire i battenti a seguito dello stop per l'emergenza coronavirus. Tante le incognite sul possibile ritorno in campo e il proseguimento della stagione. A parlare di questi temi e tanto altro ai microfoni di ItaSportPress è stato l'ex storico difensore di Inter e Milan Fulvio Collovati, campione del Mondo a Spagna '82.

SICUREZZA - "Prima di tutto serve garantire la massima sicurezza -chiosa Collovati a Itasportpress-. Si tratta di pensare a tutti gli addetti ai lavori. Non solo i giocatori, ma anche allenatori, massaggiatori e staff. Poi sono perfettamente d'accordo con Gravina che per ripartire si può anche ad agosto. Non per forza bisogna chiudere il 30 di luglio. Ci saranno delle deroghe per quanto riguarda i contratti. Ma tutte le persone coinvolte devono avere buon senso e venirsi incontro".

PORTE CHIUSE - "È chiaro che si giocherà a porte chiuse e non sarebbe la prima volta che accade tra stadi squalificati etc. Il calcio a porte chiuse è un calcio diverso, finto e anomalo ma bisogna rendersi conto che non c'è alternativa. Se pensiamo a settembre o ottobre di riprendere il prossimo campionato con 60mila persone allo stadio dobbiamo scordarcelo. Di conseguenza questo campionato è da finire a porte chiuse e il prossimo da iniziare allo stesso modo. Chi pensa di iniziare col pubblico è un illuso". "L'ipotesi di vedere Inter, Milan e Atalanta giocare fuori dalla Lombardia? Dobbiamo renderci conto che questo è un campionato anomalo e falsato. Per cui, se si vuole chiudere, non importa il come. In un modo o in un altro bisogna giocare. L'importante è giocare, non importa dove e come".

SCUDETTO - "Chi vincerà lo scudetto? Non lo so. Proprio perché è un campionato anomalo e diverso. Credo che fare previsioni sia davvero difficile. Si gioca dove non c'è pubblico. Alcune squadre hanno giocatori che hanno avuto il coronavirus. Come rientreranno? Non si sa. Ci si allena 20 giorni e poi si torna a giocare. Non si può sapere davvero cosa accadrà".

FUTURO - "La pandemia cambierà il calcio? Il mio auspicio è che cambi qualcosa. Spero che il coronavirus faccia capire che 100-200 milioni di euro, o anche 50 per un calciatore che non è in grado di fare dieci partite di fila in Serie A siano spese folli. Spero ci sia un ridimensionamento e che si torni a puntare sui settori giovanili come si faceva negli anni '70 e '80".