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Dacourt rivela: “Due giocatori hanno rifiutato l’Italia per colpa del razzismo…”

"La presa di posizione di figure come Ancelotti e Ronaldo è molto importante"

Redazione ITASportPress

L'ex centrocampista francese di Roma e Inter Olivier Dacourt ha rilasciato un'interessante intervista a Il Mattino. Tema centrale affrontato è stato il razzismo, con particolare riferimento ai fatti di San Siro di Inter-Napoli ai danni del difensore azzurro Koulibaly. Infatti, oggi, l'ex calciatore fa il reporter per la tv francese, raccontando il calcio anche nei suoi aspetti più difficili, come ad esempio la discriminazione in tutte le sue forme. Dacourt si è anche impegnato nella creazione di diversi reportage, l'ultimo per Canal Plus dal titolo: "Io non sono una scimmia".

INIZIATIVA - "Tutto è nato da Cagliari-Juventus esattamente un anno fa (7 gennaio 2018, ndr): dai cori contro Matuidi. Ho viaggiato molto, ne ho parlato con grandi campioni di colore come Eto’o, Umtiti o Balotelli. E ho maturato una convinzione, anche dopo il caso Koulibaly. Il razzismo nel calcio è dettato dall’ignoranza, ma anche dalla politica che entra negli stadi", ha spiegato l'ex centrocampista francese.

KOULIBALY - "Anche in Francia si è parlato tanto del caso Koulibaly. Quando ho contattato Kalidou per manifestargli la mia solidarietà, gli ho spiegato che non merita questo schifo, che è un grande campione ed un uomo ancora migliore. Ma, una piaga del genere, a dirla tutta, condiziona il calcio italiano". "Kalidou è un tipo straordinario, volevo tirargli su il morale con un messaggio, ma non ce ne è stato bisogno, ha già battuto i razzisti con il suo cuore d'acciaio".

RETROSCENA - Ma a dare conferma di quanto detto, Dacourt rivela un fatto molto importante: "Non farò nomi, ma due calciatori francesi di prima fascia hanno rifiutato in tempi diversi di andare alla Juventus e in un altro club italiano perché si sa che in Italia questa piaga del razzismo è più difficile da debellare". Poi, ancora sul tema razzismo: "Che effetto mi fa parlarne ancora nel 2019? E' qualcosa di orribile. Ricordo che avevo dieci anni quando seguivo il Marsiglia e lanciavano banane a Joseph-Antoine Bell, il primo portiere nero nella storia del campionato francese. Chiedevo a mio padre: perché lo fanno? Sono passati più di trentacinque anni, avete visto quello che è successo in Inghilterra qualche mese fa? La stessa cosa: è assurdo". In quel caso, però, gli inglesi sono intervenuti e quel tifoso è stato bandito a vita dallo stadio: "Giusto, non capisco perché in Italia non ci sia la stessa severità".

AGIRE - "Le parole di Ancelotti sul tema? L’Italia dovrebbe esser grata a Carlo. Avevo già una grande stima di lui, sia come calciatore, sia come allenatore. Ora, Ancelotti sta riabilitando l’immagine dell’Italia agli occhi dell’Europa, è un aspetto importantissimo. Così come lo è stato il messsaggio di CR7: è più scontato che un altro calciatore nero manifesti la sua solidarietà, lo è molto meno che lo faccia uno che nero non è e si chiama Cristiano Ronaldo. Le testimonianze di Carlo e di CR7 sono quelle che non fanno dire più no all’Italia a un calciatore di colore". "Fascia da capitano a Koulibaly nella gara di San Siro contro il Milan? Non serve assolutamente a nulla. L’unica cosa che conta è fare gesti concreti, gli stessi di cui parla Ancelotti. Se dagli spalti arrivano i cori, allora, le due squadre si fermano. Tutti e ventidue in campo tornano negli spogliatoi. Capisce che potenza mediatica avrebbe un atto del genere? Farebbe il giro del mondo in pochi secondi".