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Ferrero: “La Sampdoria deve restare in A. Di Francesco un autogol. E su Vialli…”

Ferrero (getty images)

Il patron blucerchiato: "Ho preso la Samp in A, lì deve restare"

Redazione ITASportPress

Massimo Ferrero senza freni nell'intervista rilasciata a Repubblica. Il presidente della Sampdoria ha parlato della ripresa del campionato ma anche della sua gestione del club, comprese le passate voci sulla cessione e la querelle con Gianluca Vialli al quale aveva proposto di diventare presidente blucerchiato.

CAMPIONATO E SALVEZZA - "Massimo Ferrero non ha paura di un bilancio in rosso e nemmeno di ricominciare a giocare, di lottare per non andare giù, in serie B. Sono un uomo positivo, da una male tiro fuori sempre un bene", ha voluto ripadire il patron blucerchato. "Noi e altre 10 squadre non siamo portati per tre gare alla settimana, ma i miei giocatori sono eroi e sono sicuro, soprattutto quelli che hanno contratto il Coronavirus, che usciranno da questa piaga ancora più combattivi. Credo nella loro tenacia e in Ranieri. Il gioco si fa duro, siamo pronti a combattere". "Salvarsi? Non si tratta di soldi. La B costa meno, non avrei un monte ingaggi da 45 milioni, anche se perdo con i diritti tv. Ma è una questione di principio ed orgoglio. Ho preso la Samp in A, lì deve restare. Da quando sono arrivato la rosa è migliorata molto, la squadra è più forte della sua classifica. Quando cedo un giocatore, c'è sempre un perché. Zapata? Preso a 20, venduto a 24: che guadagno è? Non era adatto al gioco di Giampaolo". "Poi qualche errore l'ho commesso. Capita, sbaglia chi lavora. Per anni siamo stati bravissimi sul mercato. Di Francesco è stato un autogol, colpa mia. Sbagliato prendere un tecnico non convinto. Non lo farò mai più. Sono contro gli esoneri, continuo a stimarlo molto. Ma non si poteva andare avanti".

VIALLI - Sulla questione cessione, Ferrero ha poi ribadito: "Mi era stata prospettata un’occasione, è andata male non per colpa mia. Prima della trattativa ho proposto a Vialli di entrare nel CdA. Mi ha detto di no. Alla fine: tu fai il presidente, io resto il proprietario. Ha declinato, perché era già in parola con Gravina. La trattativa? La questione è semplice: subito mi hanno proposto 90 milioni più bonus. Poi, attraverso gli americani, 40 compreso l’aiuto di Garrone. Io sono sceso a 80, a 76 avrei potuto chiudere. Ma non si sono più mossi. Dinan e Knaster? Apprezzabili ma affaristi. Ma non do la società a chi non riconosce il giusto valore ai colori più belli del mondo".