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Juventus, Chiellini annuncia: “All’Europeo sarò riposato. Ritiro? Ecco quando smetterò…”

Giorgio Chiellini (getty images)

"Champions? Ci manca un po’ di fortuna sicuramente"

Redazione ITASportPress

Lunga e interessante intervista rilasciata da Giorgio Chiellini, capitano della Juventus e della Nazionale italiana, a La Gazzetta dello Sport. Il centrale difensivo, al momento infortunato, ha parlato delle proprie condizioni fisiche ma anche del futuro in ottica ritiro e non solo. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:

IN BIANCONERO - "Cosa ci manca per vincere la Champions? Un po’ di fortuna sicuramente. Però qualcosa ci è mancato: la capacità di gestire quelle finali. Ricordiamo sempre che nella Champions ci sono 5-6 squadre che sono allo stesso, altissimo, livello. A noi è sempre mancato poco, negli anni scorsi abbiamo perso delle partite in modo rocambolesco: Bayern, Ajax Real. Tre volte siamo usciti in quel modo assurdo. Io quella che rimpiango di più è l’Ajax perché sono convinto che poi avremmo avuto la strada spianata verso la finale. Nel ciclo incredibile della Juventus di questi anni, qualcosa che è nella storia del calcio italiano, resta solo quel rimpianto. Ma non è finita…".

NAZIONALE - "Se sarò presente all'Europeo? Se non succede niente sì, anzi arrivo bello riposato. Mancini mi ha chiamato la sera in cui mi sono fatto male e gli ho detto: 'Mister torno in primavera, faccio un po' di rodaggio perché così arriva giugno che sono fresco come una rosa, tanto sarà la mia ultima manifestazione…'. Arrivare da capitano della Juventus, della Nazionale, con 500 partite in bianconero e 100 in Nazionale, ti dà una serenità diversa. Mi piacerebbe godermi questo Europeo come mi sto godendo questi ultimi, stupendi, anni da calciatore".

RITIRO - "Quanto giocherò ancora? Un paio d’anni. Non di più. A me piacerebbe fare una carriera dirigenziale. Con grande calma perché penso che l’errore più grande di noi calciatori, finita la carriera, è pensare di essere subito pronti. Quando smetti, per i più fortunati tra i 35 e i 40 anni, pensi di sapere tutto del calcio. Però poi entri nel mondo del lavoro in cui quelli che hanno la tua età hanno fatto almeno 15 anni a buon livello. E anche se vai un gradino più sotto, trovi gente che ha 10 anni meno di te ma 10 in più di esperienza. Quindi hai un gap da compensare, ne devi essere umilmente consapevole. Hai un know how importante da un punto di vista calcistico, però devi mettere gli altri tasselli. È come un puzzle, la cornice non conta meno del soggetto. Non bisogna avere fretta. Un gradino al giorno, un po' come la riabilitazione...".

FUTURO - "Mettere una squadra in campo e allenarla mezz’ora è bello, per tutti. Il distacco dal campo non è semplice, ma la vita di un allenatore non mi fa impazzire. Ormai non basta più un buon schema tattico, i tecnici devono essere sempre più psicologi e leader motivazionali. Sono gestori come può esserlo un amministratore di un’azienda che deve gestire almeno 50 o 60 persone. È una vita totalizzante: devi avere la vocazione, sicuramente. E poi accettare pressione e sacrifici di ogni genere. Non è un tipo di responsabilità che adesso mi sento dentro".