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Kluivert, il padre: “Roma squadra giusta per lui. Ecco quali sono le doti di mio figlio…”

"Ama imparare, lavora duro e non teme niente"

Redazione ITASportPress

È stato protagonista con l’assist decisivo per il gol di Dzeko che ha portato alla vittoria la Roma alla prima giornata di campionato. Ora, Justin Kluivert si candida ad essere una meteora nel campionato nostrano. A fare il tifo per lui, è l’ex di Milan e Barcellona Patrick Kluivert, padre dell’esterno giallorosso che dall’alto della sua esperienza racconta le ambizioni e gli obiettivi suoi e del figlio in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport.

IDEALE – "Mio figlio ama imparare, lavora duro e non teme niente. La Roma di Di Francesco è ideale per lui. Lo voleva il Manchester United? Non lo so, ma credo che lo United sarebbe stato un salto troppo grande. La Roma è un club importante, ma le pressioni sono minori. La Roma non deve vincere per forza ed è un club abituato al buon calcio. Per Justin è il posto ideale in questo momento".

CONSIGLI – "Cosa gli ho detto? Di stare attento alle cose da fare e soprattutto a quelle da non fare. Quando giochi in una grande squadra c’è un sacco di gente che ti sta intorno e vuole delle cose da te. A mio figlio auguro prima di tutto di essere felice, soddisfatto di quello che fa. Quando una persona è contenta lavora meglio e ottiene risultati migliori, vale in ogni campo del lavoro".

SERIE A – "Il campionato italiano si sta ritrovando ed è stato sempre molto importante, anche negli anni peggiori".

COME IL PADRE – "Più forte di me? Eh, per arrivare dove sono arrivato io deve farne di chilometri. Ma ha mostrato talento, ha personalità e tempo per fare una grande carriera. È un altro tipo di attaccante. Justin gioca esterno, gli piace dribblare, però anche in fase difensiva sa lavorare bene. È bravo sia di destro sia di sinistro e vede la porta: se può tirare, tira. Non ha paura di niente, non ha timori a provare la giocata più difficile. Però deve restare con i piedi per terra".

VICE-ALLENATORE – "Il mio nuovo incarico da vice allenatore del Camerun? Un’impresa affascinante. Giocheremo la coppa d’Africa in casa da campioni in carica, è impegnativo ma mi piace, e poi io e Clarence ci conosciamo dall’infanzia: le strade a un certo punto si sono divise, ma i contatti sono sempre stati frequenti. E parliamo la stessa lingua".