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Lahm: “Il Bayern Monaco vincerà ancora. Maldini mio punto di riferimento. Sulla Juventus e Ancelotti…”

Lahm (getty images)

"Per vincere anche in Champions servono i fuoriclasse e occorre spendere"

Redazione ITASportPress

L’ex capitano del Bayern Monaco e della Germania campione del mondo nel 2014, Philipp Lahm si è ritirato solamente da un anno ma non ha mai abbandonato il mondo del pallone. L'ex terzino si è concesso in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport in cui ha trattato i temi d'attualità del calcio europeo, a partire, ovviamente, dalla Bundesliga che si appresta ad iniziare nel weekend fino ad arrivare al campionato italiano e alla Champions League con particolare riferimento a Carlo Ancelotti, suo ex allenatore, e alla Juventus che con Ronaldo punta ad imporsi nella più importante competizione europea.

BUNDESLIGA - "Il Bayern è il favorito numero uno e vincerà ancora, ma alla Bundesliga farebbe bene un po’ di suspence con qualche squadra in grado di poter lottare per il titolo durante l’intera stagione. Spero che il Borussia Dortmund torni ai livelli di un tempo. Lo Schalke ha buoni giocatori e la firma del tecnico Tedesco si è vista. Resterà nelle zone alte ma, anche a causa della Champions, sarà difficile confermare il secondo posto. Vedo bene l’Hoffenheim".

CHAMPIONS E JUVENTUS - "Si sa che per vincere la Champions servono i fuoriclasse ma non credo che i bavaresi tireranno fuori 200 milioni, al massimo 60-80. Il Bayern ha una sua filosofia che non prevede pazzie. Preferisce puntare su giovani talenti, possibilmente tedeschi. La Juventus con Ronaldo? Tatticamente è sempre al top, ha dimostrato di appartenere al ristretto gruppo di squadre in grado di vincere la Champions. Ronaldo è uno che non puoi marcare perché calcia perfettamente con i due piedi, è forte di testa e, per arrivare alla conclusione, basta che gli lasci un centimetro. La sua vera forza è che quando tira è quasi sempre gol".

CON ANCELOTTI - "Quando siamo stati eliminati in Champions non è stato per un problema di forma. Ancelotti ha vinto tutto, è un grande tecnico. Sono felice di averlo avuto come allenatore, anche se qualcosa non ha funzionato".

RIFERIMENTO - "Negli ultimi anni delle giovanili Maldini è stato un mio punto di riferimento. E apprezzo moltissimo il fatto che il Milan si affidi a giocatori che conoscono bene il club e sappiano cosa voglia dire giocare al top. È rimasto sempre legato a una maglia, un grande professionista anche fuori dal campo".

CRISI NAZIONALI - "Un momento di crisi può essere utile. Mettere tutto in discussione può essere il primo passo per ripartire, ma in Germania abbiamo la fortuna che non mancano talenti e penso che non siano necessarie rivoluzioni ma che basti recuperare il terreno perso. In Italia ho l’impressione che il rinnovamento dovrà essere più profondo e Mancini, con la sua esperienza e le sue grandi qualità, mi sembra essere l’uomo giusto".

SFIDA INFINTA - "Quale sconfitta contro l'Italia pesa più tra il k.o. del 2006 o quello del 2012? Quella del 2006. Giocavamo a Dortmund, c’era grandissima euforia. Perdere in semifinale ai supplementari fu davvero difficile. Dopo l’1-0 lo stadio ammutolì. Sapevamo che quel Mondiale fantastico era finito in quell’istante. Provai grande amarezza, e una sensazione di vuoto. La semifinale dell’Europeo 2012 è stata una sconfitta che è servita anche a noi giocatori. Se nel 2014 siamo diventati campioni del Mondo dobbiamo dire grazie alla sconfitta di Varsavia contro l’Italia. Resta il fatto che quella semifinale l’avrei vinta volentieri".

FUTURO - "Perché imprenditore e ambasciatore e non allenatore? Al momento non posso immaginare la mia vita scandita da allenamenti giornalieri. Prima di finire la carriera ho pensato al futuro e volevo imparare qualcosa di nuovo, nel mio mondo, e così nel 2015 ho deciso di entrare nella Sixtus, è il marchio sulle valigette dei medici di quasi tutta la Serie A. Quando la Federazione mi ha proposto di fare l’ambasciatore ho accettato subito. Ho vissuto in prima persona l’entusiasmo dei Mondiali del 2006. Allora si è visto come grandi eventi possano servire per creare uno spirito di aggregazione che prima non c’era. Il nostro è un Paese in grado di organizzare un grande evento capace di attirare tifosi da tutta Europa. Ha stadi ed infrastrutture di prim’ordine ed ha voglia di dimostrare ancora una volta la sua ospitalità. Se otteniamo l’assegnazione, diventerò il capo del Comitato organizzatore".