C'è una sorta di autolesionismo nel mondo del calcio italiano che spinge il sistema all'autodistruzione. Quello che sta succedendo a Catania (e non solo) dimostra come il nostro calcio sia destinato a rimanere nella mediocrità. Tutti oggi osservano il "dito che punta alla luna": questo dito si chiama qualificazione al Mondiale che passa - combinazione - proprio dalla Sicilia e da Palermo (a proposito, Mirri a fine stagione lascerà il club, il dossier sulla cessione sta girando in tutti i tavoli dei più importanti studi legali italiani). Ma la "luna" nessuno la vuole guardare. La luna è il sistema calcio italiano, un sistema i cui rappresentanti istituzionali non sanno proprio da dove cominciare e quindi per non sbagliare fanno poco o nulla per migliorarlo.
Un caso per Montalbano
L’intrigo Catania col metodo M e la piramide di fango del calcio italiano
Il calcio italiano sempre più nel caos
METODO M - Non lo fanno nemmeno quando appare ai loro occhi (in questo caso Ghirelli della Lega Pro che si rifugia sempre dietro alla FIGC) tale signor M (all'anagrafe Benedetto Mancini) che, sicuramente avrà successi personali come imprenditore, ma nel calcio dopo le esperienze negative passate da Roma, Latina e Rieti, giunge a Catania e partecipa (non sappiamo come) ad una "asta", versa (?) una cauzione, si auto-proclama presidente senza aver firmato l'atto dal notaio, sbandiera una visura camerale della nuova società con tanto di logo e poi il nulla. Nulla è quello che è successo dopo, con il Tribunale di Catania che attende per il rogito e che forse a breve dovrà prendere decisioni conseguenti. Quali? Forse il proseguimento dell'esercizio provvisorio per far finire il campionato alla squadra di Baldini in attesa che si perfezioni il metodo M. La Catania calcistica sta correndo veloce contromano e nessuno dice ai tifosi/passeggeri se e quando si schianteranno. In questo momento ci vorrebbe il commissario Montalbano sulla scena del crimine per indagare su questo intrigo che va avanti da tempo e ha rotto i "cabbasisi" a calciatori, tifosi e giornalisti.
PARADOSSO - La vicenda Catania mostra le debolezze di un calcio italiano che sembra una piramide di fango. Come può essere credibile un sistema in cui nella stessa categoria (quella della Serie C) siedono fianco a fianco presidenti/proprietari con storia personale gloriosa e di successo imprenditoriale con persone che hanno collezionato fallimenti a ripetizione. Perchè, e qui Ghirelli dovrebbe interrogarsi, il presidente dell'Albinoleffe che ha addirittura costruito uno stadio di proprietà dovrebbe partecipare allo stesso campionato con chi quel sistema lo ha "corrotto"?
CONTROLLI POST-MORTEM - Ghirelli ha risposto ad una domanda sul Catania in maniera surreale, "parlerà dopo" ha riferito al cronista. Ma dopo quando? Abbiamo capito ancora una volta che il calcio italiano ha problemi seri. Visto che idee nelle varie leghe ne hanno davvero poche, e che la Federazione pensa ai controlli post-mortem, facciamo una bella cosa: suggeriamo di copiare. Partendo dall'ABC. Così nessuno si offende. Il calcio italiano vuole uscire dalla crisi, allora deve diventare il più ricco e con la gestione più virtuosa. Come si fa? Basta copiare. Qual è il campionato più ricco al mondo? Quello inglese. Come si fa a "comprare" una squadra inglese? Si deve essere autorizzati da una autority che verifica prima se hai i soldi e se te lo puoi permettere. Prendiamo il campionato tedesco. Bilanci in ordine, proprietà solide. Ma perchè? Tutto ruota attorno alla sostenibilità. Bilanci per giocare a calcio, solo se sono in "pareggio".
LA STRADA - Via abbiamo spiegato le nostre soluzioni dunque. Solo che quando Gravina (FIGC) le propone ai presidenti di Serie A viene il "coccolone" perchè dovrebbero passare dal Via del Monopoli a pagare la tassa per giocare. Oppure se qualcuno pensa che la Commissione federale sulle acquisizioni dovrebbe deliberare prima e non dopo, si butta a "caciare" facendo riferimento alla "legge" sul diritto societario per rendere un controllo ex ante impossibile. Chiusura finale. Non sappiamo cosa abbia pensato Balata (Lega B) quando ha letto o ascoltato le parole di Luca Gallo (presidente della Reggina) che quasi con naturalezza, ammettendo di avere oltre dieci milioni di debiti con l'erario, raccontava ad una platea di giornalisti attonita che avrebbe risolto tutto in tre mesi. Dimenticandosi che avrebbe avuto tre anni per farlo. Ma nessuno ha avuto il coraggio di avvisare i tifosi della squadra calabrese che si abbracciavano in tribuna dopo la vittoria del derby contro il Cosenza, che, nella delusione di una sconfitta, forse sorridevano per il proprio futuro. Montalbano indaga tu.
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