Lunga intervista alla Gazzetta dello Sport di Sinisa Mihajlovic che ha parlato del suo futuro sulla panchina del Bologna ma anche della città: “Bologna è bella, accogliente e passionale. Ci vivo bene. Ma perché a Roma e Milano si vive male? Firenze è brutta? Torino non è elegante? Genova non ha fascino? Catania la conoscono in pochi ma è un gioiello... Sto parlando di città dove ho giocato o allenato”. A Catania i tifosi rossazzurri non hanno dimenticato la strepitosa rimonta di Mihajlovic nella stagione 2009-10 culminata con la vittoria in casa della Juventus per 2-1 in quella che era stata presentata come una sfida già segnata visto che si incrociavano l'ultima in classifica e la capolista. Mihajlovic ha dato un'impronta tutta personale al gruppo, risollevandolo moralmente, poi ha trovato un Maxi Lopez in vena, ma non solo lui, arrivando a una permanenza serena.
Il ricordo
Mihajlovic: “Sto bene a Bologna ma non dimentico Catania che è un gioiello”
A Catania Mihajlovic rimase solo poco tempo ma ha lasciato un grande ricordo
BOLOGNA - “Io sto bene a Bologna. Ho parlato con Saputo, Fenucci, Sabatini, Bigon e Di Vaio: remiamo tutti dalla stessa parte. C’è la volontà di confermare tutti i nostri migliori giocatori e di coprire quelle caselle rimaste un po’ scoperte negli ultimi anni: il centrale di difesa e il centravanti. Non girano soldi, vendere ora ha poco senso, meglio comprare, valorizzare e crescere. Se poi dovesse arrivare una super offerta per un nostro giocatore la valuteremo, ma l’idea è tenere tutti”.
CONTE - “L’addio di Conte. capita raramente che chi ha vinto lo scudetto in modo cosi convincente poi si separi. È chiaro che i programmi e le ambizioni tra lui e l’Inter non coincidevano più. Ma Conte, al di là della buonuscita, dimostra che si può rinunciare a una panchina importante se qualcosa non quadra più. Ha fatto in ogni caso un lavoro enorme. Sono contento per Simone Inzaghi, è bravo e troverà un solco tracciato. Senza dubbio Mourinho alla Roma. i Friedkin sono stati bravi a fare tutto in fretta. Se oggi fosse stato libero, Josè sarebbe potuto tornare all’Inter o al Real Madrid. Con lui la Roma non solo ha preso un grande allenatore, ma un leader e un grande uomo. L’ho capito durante la mia malattia: mi è stato vicino, con affetto e partecipazione, non lo dimentico. A Roma Mou può diventare un Re”.
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