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Milan, Caldara: “Devo abituarmi a giocare a quattro in difesa. Su Gattuso…”

"Fare presenza in Nazionale è sempre motivo di orgoglio"

Redazione ITASportPress

Mattia Caldara, neo acquisto del Milan, sta vivendo un momento molto particolare della sua carriera. Titolarissimo nell'Atalanta di Gasperini, acquistato dalla Juventus, con cui non ha avuto modo di scendere in campo, e subito ceduto al Diavolo nell'ambito dell'operazione che ha portato Higuain in rossonero e Bonucci ancora una volta a Torino. Il giovane difensore, intervistato da Sport Mediaset, ha spiegato la necessità di adattarsi alla nuova squadra e alle esigenze del tecnico Gattuso che ancora non gli ha dato fiducia al centro della difesa accanto a Romagnoli.

TEMPO - "Devo abituarmi a giocare in una difesa a quattro, con dei concetti che il mister vuole completamente diversi da quelli che facevo a Bergamo, non è facile. È un mese che sono a Milanello e ho capito quello che vuole il mister. In ogni allenamento cerco di mettere qualcosa in più di quello che mi chiede e spero di essere pronto il prima possibile". "Sicuramente giocando a quattro ci sono meno anticipi, è un lavoro più di reparto, si lavora molto sull’uomo e non bisogna mai rompere la linea. Devo capire quando è il momento di romperla e quando serve invece seguire tutti insieme la linea per mandare in fuorigioco o meno l’attaccante".

CON GATTUSO - "Il mister è molto diretto con me. Mi parla spesso, mi dice cosa vuole che faccia. Il rapporto è molto positivo, il dialogo aiuta molto il calciatore. Mi sto impegnando molto, è molto esigente, dovrò migliorarmi ogni giorno".

NAZIONALE - "Sicuramente fare presenza in Nazionale è sempre motivo di orgoglio, giocare in Europa contro giocatori di livello internazionale ti fa capire che ci sono giocatori abituati a un’intensità diversa a quella del calcio italiano che è più tattico. Magari, quindi, per il mio bagaglio calcistico è importante".

GIOVANI - "Io vengo da una squadra con cui con Gian Piero Gasperini giocavano molti giovani. Serve avere coraggio ma anche la consapevolezza che i giovani siano pronti perché c’è il rischio anche di bruciarli. Serve avere il giusto mix, capire quando sono pronti e avere il coraggio di lanciarli".