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Milan, Maldini: “Gattuso coraggioso. Ecco come Leonardo mi ha convinto a tornare…”

Paolo Maldini (Getty Images)

"L'allenatore che mi ha insegnato il calcio è stato Liedholm"

Redazione ITASportPress

Intervenuto sul palco durante il Festival dello Sport di Trento, Paolo Maldini, ex difensore del Milan e della nazionale italiana e attuale dirigente rossonero, ha parlare della sua carriera da giocatore, ricordando anche numerosi aneddoti relativi a vittorie, sconfitte e allenatori. L'ex capitano del Diavolo, si è poi soffermato sui temi caldi dell'attualità del club di Via Aldo Rossi con particolare attenzione a Leonardo e al tecnico Gattuso.

RICORDO - "Quando arrivai al Milan, mi chiesero che ruolo avessi ma io non ne avevo perché fino ad allora giocavo solo in oratorio. C'era libero il ruolo di ala destra, ho giocato lì e mi fecero fermare subito. Quello è stato il mio primo approccio alla storia rossonera". "L'esordio? Fino a quel giorno, non pensavo di poter essere in grado di giocare in Serie A. Una volta conclusa la partita, mi son detto che potevo farcela. C'era incoscienza, anche nell'allenatore che mi mise dentro a 16 anni, e poi la consapevolezza di potercela fare".

ALLENATORI - "E’ un peccato che Sacchi non abbia allenato più a lungo ma è arrivato da noi al momento giusto. Era così maniacale che lui stesso è rimasto prigioniero di quel suo modo d’essere. Lo stress lo ha consumato, spesso i geni sono così. Capello è stato un manager e un grandissimo allenatore. A Barcellona, in finale, per la prima volta partivano sfavoriti in finale, poi pochi giorni prima perdemmo contro la Fiorentina che giocava in B, ma lui non fece nessuna piazzata, affrontò al meglio la situazione è venne a dirci che eravamo fortissimo e che avremmo vinto in Spagna". E ancora: "Parliamo tanto di Capello, Sacchi e Ancelotti, ma quello che mi ha insegnato il calcio è stato Liedholm, che ha avviato il ciclo del Milan. Ancelotti me lo sono goduto nel miglior momento perché avevo anche un’età diversa, sono un emotivo e a 34-35 anni le emozioni si vivono in maniera diversa. Ho sempre pensato come mai non avessimo vinto tanto con Sacchi in Italia, forse è stato perché ha sempre voluto giocare alla stessa maniera anche se cambiavano le condizioni attorno, come avversari e campi".

MILAN E GATTUSO - "Rino ha un grande senso di appartenenza, che è la prima cosa che abbiamo voluto trasmettere io e Leonardo. Adesso sta cambiando anche la visione che hanno gli altri di Gattuso, non è solo quello tutta grinta ma ha fatto un salto avanti anche dal punto di vista tecnico e tattico, infatti ha la nostra fiducia. È stato coraggioso ad accettare la panchina del Milan e ha la grande dote di sapere ascoltare".

DIRIGENTE - "Come è avvenuto il primo contatto per tornare al Milan? Io ero in vacanza, stavo lavorando per il torneo estivo della ICC. Leonardo mi ha chiamato dicendomi che lo avevano contattato per il suo ruolo attuale. Prima mi ha raccontato solo questa parte, poi il giorno dopo mi ha chiamato dicendomi 'Senti ma che ne dici, cosa ne pensi'. Ne abbiamo parlato per 10 giorni, poi mi ha chiesto se io volessi rientrare con lui. Abbiamo trovato l'accordo in due giorni". Sul ruolo in società spiega: "Io e Leo ci dividiamo l'area sportiva. Ed è tantissimo: non è solo gestire la squadra, giocatori, allenatori, acquisti e cessioni. È anche dare una certa linea, un senso di appartenenza al club". Un pensiero anche a quello che sembra essere il prossimo acquisto dei rossoneri: "Paquetà? Il mercato è ancora chiuso ma è un giocatore di talento, non ancora formato al 100%, ma che può far sognare".