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Riforme campionati dalla A alla C e ipotesi Serie D “élite” con 4 gironi da 20

Riforme campionati dalla A alla C e ipotesi Serie D “élite” con 4 gironi da 20 - immagine 1

Il presidente della Figc, Gabriele Gravina chiede unità sulla discussione della riforma dei campionati

Redazione ITASportPress

La riforma dei campionati non può più essere più rinviata specie dopo il flop azzurro al Mondiale dell'Italia di Mancini.  Si parla molto in queste ore di investimenti nei settori giovanili, ma tengono banco altri temi su cui i vertici federali si stanno confrontando e molti sono legati alla sostenibilità economico-finanziaria del professionismo. Urgono delle soluzioni il più condivise possibili. E' prioritario a riguardo avviare la riforma dei campionati visto che l'Italia detiene il poco encomiabile record del numero di club pro: sono 100, nessuno in Europa ne ha tanti, persino la straricca e bulimica Inghilterra si ferma a 91, probabilmente troppi pure quelli. Bisogna darci un taglio. 

SERIE A - In Serie A si ipotizzava che la riforma del campionato — da 20 a 18 squadre — fosse la prima urgenza del grande calcio pre virus, ma finora non è emersa la volontà politica di intervenire per cambiare lo scenario. Ma di riforma ce n’è una forse ancora più pressante: quella della B e della C. Struttura dei campionati, squadre partecipanti e canali di entrate. Tutto. Bisogna intervenire per salvare tornei, squadre e anche grandi città fortemente radicate nella cultura e nella tradizione calcistica

SEMIPROF - L’idea del semiprofessionismo va coltivata, ma ha tempi incompatibili con la gravità di questa crisi. Esiste già, nei cassetti della Federcalcio, un progetto elaborato, quando era commissario Fabbricini, dall’allora direttore generale Uva. Prevede a una Serie A a 18 squadre, una B a 20 e una C con due gironi da 20 ognuno. Si scenderebbe così da 100 a 78 club pro. Verrebbe poi introdotta, per ammorbidire il brusco passaggio dal professionismo al dilettantismo, una Serie D “élite” con quattro gironi da 20 squadre. Ci potrebbe essere spazio in questo caso anche per il Catania nonostante non sia retrocesso sul campo. La nuova società rossazzurra però dovrebbe essere riammessa in Serie D con un provvedimento straordinario del Consiglio Federale.

PIANO - Il piano fino a qualche mese fa prevedeva due promozioni e due retrocessioni dirette dalla A alla B più una da decidere attraverso un playout, modello tedesco, fra la terz’ultima della A e la terza della B, che potrebbe essere la vincitrice dei playoff. Due più due, con lo stesso format, le promozioni e retrocessioni fra la B e la C e quattro più quattro fra la C e la D “élite”. I meccanismi della mutualità verrebbero rivoluzionati. Il paracadute per chi cade in Serie B resterebbe di 60 milioni: 10 milioni per chi retrocede dopo un anno, 15 per chi dopo due e 20 per chi dopo tre. Quasi certamente rimarrebbe un residuo: mai sono retrocesse tre squadre tutte con più di tre stagioni di Serie A alle spalle e, soprattutto, potrebbero essere solo due le formazioni che scendono in B. Residuo che fino a 20 milioni verrebbe girato alla Serie B e la parte eccedente per metà alla B e metà alla C, oppure per il 45% alla B, il 45% alla C e il 10% alla D “elite”. Il presidente della Figc, Gabriele Gravina chiede unità sulla discussione degli argomenti messi in agenda che riguardano la riforma dei campionati in modo da voltare pagina presto.

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