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Sampdoria, Caputo: “Maglia 10 per mia moglie e un amico che non c’è più. Miei obiettivi…”

Sampdoria Caputo

Il centravanti si racconta tra obiettivi di squadra e personali

Redazione ITASportPress

Una stagione iniziata coi piedi di piombo, poi l'arrivo di Giampaolo e la vena realizzativa ritrovata. Francesco Ciccio Caputo, bomber della Sampdoria, si è raccontato a 360° a Il Secolo XIX tra finale di stagione, obiettivi di squadra e qualche aneddoto personale.

STAGIONE - Sull'annata e gli obiettivi: "Dobbiamo salvarci il prima possibile e io voglio arrivare a quota 15 gol", ha detto Caputo. "La Serie A? Se giochi a calcio non devi avere paura, fai la cosa più bella al mondo, il sogno di tutti. Con l’esperienza e il mio passato, gioco sempre a testa alta, provo a trascinare la squadra con l’atteggiamento sul campo, nei momenti duri i più anziani devono farlo. Ci ho messo tanto per ritrovare la A, ora ci sono da 4 anni e voglio restarci più che posso". Sulla gara vinta contro il Venezia grazie alla sua doppietta: "Per l’importanza della gara è stata molto significativa per me e la squadra. Siamo stati bravi, vittoria pesantissima: non è che ci siamo salvati ma ci dà slancio, fiducia e serenità".

GOL - A proposito delle sue reti: "Il gol? Ci provo in ogni gara. A inizio stagione, per come era iniziata l’annata, ho detto che puntavo ai 15 gol e lo ribadisco pure ora anche se non sarà facile. Il primo obiettivo è la salvezza della Samp, ma se arrivo a 15 la Samp si salverà tranquillamente"

MAGLIA - Ancora a livello personale: "Giampaolo? Col mister sono cambiate le dinamiche tattiche, faccio cose che ho già fatto, sono più a mio agio. E poi ora mi sono ambientato del tutto con famiglia e figli, ho avuto un po di problemi extra-calcio all’inizio ma è tutto alle spalle, non voglio alibi, solo salvarci prima possibile. Voglio divertirmi, esultare e fare tanti gol ancora". Curiosità sulla mmaglia numero 10: "Non l’ho preso per fare il fenomeno ma per due motivi di cuore. Il primo è che nel 2021 festeggiavo i 10 anni matrimonio con mia moglie anche se seguendo questa logica l’anno prossimo dovrei prendere l’undici. E poi c’è la ragione principale: il 10 era il numero di un mio amico di infanzia venuto a mancare qualche anno fa, Domenico Martimucci. Giocavamo insieme in Eccellenza, lo chiamavamo Zidane, era lui a mandarmi in gol. È morto in modo assurdo, vittima di un attentato in un locale pubblico ad Altamura, con una bomba-carta: era per caso nel posto sbagliato, la sua scomparsa è stata una batosta grossa, ma giocare col suo 10 mi fa ricordare il suo sorriso".

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