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Serie A

Sampdoria, Ferrero indagato per bancarotta fraudolenta

Ferrero

Un reato contestato non solo a Massimo Ferrero, ma anche alla figlia Vanessa, al nipote Giorgio Ferrero e all’amministratore Andrea Diamanti

Redazione ITASportPress

Nuovi guai giudiziari in arrivo per il patron della Sampdoria Massimo Ferrero che rischia un processo. Secondo quanto riportato dall’edizione di Roma del quotidiano La Repubblica, infatti, il presidente della società ligure, dopo essere stato assolto dalle accuse di dichiarazione fraudolenta, riciclaggio e truffa, è adesso indagato per bancarotta fraudolenta. Come scrive calcioefinanza.it, tutto ruota ancora intorno alla cessione del centrocampista Pedro Obiang nel 2015 dalla Sampdoria al West Ham per 6,5 milioni di euro. Soldi che erano stati utilizzate per operazioni al di fuori del club doriano (1,159 milioni erano stati usati per ingaggiare un’azienda cinematografica, la Vici Srl amministrata dalla figlia di Massimo Ferrero, Vanessa) e che avevano attirato l’attenzione degli inquirenti (i quali ipotizzavano un sistema per evadere gli impegni con il fisco), anche se secondo il giudice non sussistono reati.

Tuttavia, lo stesso giudice aveva indicato alla procura di approfondire la faccenda, secondo il gup Alessandro Arturi, per «verificare l’esistenza di eventuali vantaggi». Consiglio ascoltato dai pm, che hanno spulciato gli atti relativi ai concordati delle aziende di Ferrero, contestando un altro reato: la bancarotta fraudolenta. Accusa nata dopo aver analizzato vari passaggi degli accordi di fallimento relativi ad alcune aziende del presidente della Sampdoria.

Un reato contestato non solo a Massimo Ferrero, ma anche alla figlia Vanessa, al nipote Giorgio Ferrero e all’amministratore Andrea Diamanti: «In concorso tra loro distraevano 1 milione e 350 mila euro dalla società Eleven Finance srl, nella quale sono state fuse per incorporazione la Vici srl, la Cgcs, la Mediaport Cinema Srl», si legge negli atti.

Il 2 ottobre 2014 infatti somme consistenti sarebbero arrivate direttamente a Massimo Ferrero, denario che secondo gli inquirenti sarebbe stato mascherato dietro “conciliazioni lavorative ideologicamente false”, che in realtà sarebbero “prive di fondamento”. In questo modo sarebbero state svuotate le casse della società.

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