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Tragedia Astori, Novellino: “Come perdere tuo fratello. Ho rivissuto i momenti tragici della morte di Curi”

Le parole dell'allenatore dell'Avellino a La Stampa

Redazione ITASportPress

Il dramma di Davide Astori, purtroppo, è l'ultimo di una lunga serie di giovani calciatori morti. La scomparsa del 31enne capitano della Fiorentina rievoca quello di Renato Curi, giocatore del Perugia, morto in campo nel 1977. Ai tempi il Perugia giocava in Serie A: era il 30 ottobre 1977, una data tragica per il calcio e Renato Curi ebbe un arresto cardiaco fatale. Tra i giocatori in campo c'era Walter Novellino, ora apprezzato allenatore, all'epoca attaccante della squadra umbra: "Giocavamo contro la Juve e l’unico ad accorgersi veramente di cosa stava succedendo fu Dino Zoff. La partita andò avanti perché nessuno ci disse nulla. Anzi, ci rassicuravano: "Renato è all’ospedale e non c’è problema”. Che follia, che incoscienza. Sono momenti che ti lasciano il segno, che ti toccano per sempre. Dentro non avevo più nulla dopo una notizia così sconvolgente: c’era un sasso enorme nella pancia e nella testa. Quel sasso è tornato domenica".

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NOTIZIA SCONVOLGENTE - "Stavamo male tutti, ma nessuno ne parlava perché nessuno ci diceva nulla. E in qualche modo si doveva andare avanti. Non fu facile, però diventammo come una famiglia per cercare di stare il più vicino possibile alla moglie e ai figli. Ancora adesso siamo legati a loro. Ti rimane sempre un senso di dolore, perché è come se fosse morto un tuo fratello. Poi si deve ripartire: con il silenzio, con le preghiere e con l’amore. La tristezza non ti abbandona, bisogna saperci convivere: il mondo va avanti, ti dicono tutti. È vero, ma è dura".

SE FOSSI AL POSTO DI PIOLI - "Non ci sono tante cose da dire, ma esempi da dare. La vita è così breve e allora bisogna provare a ripartire: proviamo a fare qualcosa per lui, per la famiglia, per chi gli vuole bene. La Fiorentina e Firenze hanno reagito da vera società e da grande città. La famiglia Della Valle farà qualcosa di speciale per Davide: se lo merita perché aveva gli occhi di un ragazzo buono. Io non li dimenticherò mai, nessuno lo scorderà".