Più recente, ma non troppo, il ciclismo ricordato da Saronni, professionista dal 1977 al 1990 e protagonista con Francesco Moser di una delle più avvincenti rivalità sportive, dividendo tifosi e appassionati. Saronni ha vinto il Giro d’Italia nel 1979 a 21 anni, terzo più giovane di sempre dopo Coppi e Marchisio. Fra i tanti altri risultati, nel 1982 ha indossato la maglia di Campione del Mondo.
“Ricordo – ha raccontato Saronni – quando a seguire il ciclismo veniva tanta, davvero tanta gente sulle strade, sulle salite, fra tifo bello e alcuni episodi anche poco piacevoli. Voglio ricordare però oggi la passione, l’incitamento ai corridori e le discussioni al bar, che un tempo non erano solo sul calcio.”
Non poteva mancare il riferimento a Francesco Moser: “Tranquilli – ha detto Saronni – Francesco passerà a salutarmi, non abbiate dubbi. C’è un filo che ci lega e guarda caso questo trofeo d’ingresso nella Hall of Fame lo ritiro a Trento.”
Ma il momento più emozionante, oggi, è stata proprio la consegna dei trofei.
“Chi vince il Giro d’Italia – ha detto il vicedirettore de La Gazzetta dello Sport Pier Bergonzi – diventa per noi “uno di famiglia” e per gli appassionati diventa come un amico.”
Oggi quindi il riconoscimento di due miti del ciclismo, due testimoni dello sport di ieri ma anche di oggi perché, come ha detto il direttore del Giro d’Italia Mauro Vegni, “si deve partire dalla storia per esplorare nuovi orizzonti. La gente – ha aggiunto Vegni – sta tornando sulle strade a seguire il ciclismo; non solo i grandi appassionati ma anche le famiglie con i bambini.”
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